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Fli sfiducia il Cav solo se il governo non casca

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Il presidente della Camera Gianfranco Fini alla convention di Fli

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In Futuro e Libertà ormai si recita a soggetto. Poco importa se, da copione, il ruolo dei futuristi dovrebbe essere quello della responsabilità e dell'anteporre ai vari personalismi gli interessi del Paese. Loro non ci stanno. Si appellano alla libertà d'interpretazione rivendicando maggior spazio per far emergere il proprio talento recitativo. E così tutto diventa legittimo. Va bene esultare se si riesce a mandare ko la maggioranza su questo o quell'emendamento. Va bene salire sul tetto della Facoltà di Architettura della Sapienza, per solidalizzare con i ricercatori precari che protestano contro la riforma della Gelmini come hanno fatto ieri i deputati finiani Granata, Moroni, Perina e Della Vedova. E infine va bene elevare Saviano a leader del terzo polo definendolo, come ha fatto Carmelo Briguglio, «un candidato di tutto rispetto, in grado di rompere con le tradizionali candidature politiche». Alla fine, però, quando si tratta di fare una scelta di campo ben precisa, rischiando di mettere a repentaglio anche la propria poltrona, allora i giochi si fanno più complicati. «Mercoledì scorso, come succede ogni settimana, ci siano riuniti nell'ufficio di Bocchino a Montecitorio - spiega un parlamentare finiano - e tra le altre cose ci siamo confrontati sull'ipotesi di votare o meno la fiducia al governo il 14 dicembre prossimo. Le posizioni erano completamente diverse tra di noi. L'unica strategia che, ad oggi, sembra andare per la maggiore è quella di non votare la fiducia al governo per evitare di disilludere i nostri sostenitori stanchi di vedere Berlusconi. Questo però avverrà solo se saremo sicuri che Berlusconi riceverà comunque la fiducia da parte della maggioranza dei deputati. Non possiamo permetterci che, in questo momento, cada il governo». In altre parole Futuro e Libertà ha una doppia strategia. Da una parte, quella ufficiosa che prevede di evitare il voto anticipato per permettere al movimento di radicarsi maggiormente sul territorio, dall'altra, quella ufficiale che invece vuole dimostrare ai propri elettori che di questo governo ormai non si può salvare più nulla. E in questa direzione vanno, per esempio, le parole dell'ex ministro finiano Andrea Ronchi («Senza di noi non si va da nessuna parte. Sono i numeri a parlare»), o quelle di Benedetto Della Vedova che accusa: «Chi vota la fiducia a Berlusconi in questo contesto lo fa solo per dargli più forza nel chiedere lo scioglimento delle Camere e la fine del mandato parlamentare di chi gli vota la fiducia».

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