Napolitano dà un'altra mano al Cav
Ci sono interventi che, molto più delle parole di Gianfranco Fini e della volontà di Silvio Berlusconi, rappresentano il vero crocevia della crisi che ha colpito il governo. Sono gli interventi di Giorgio Napolitano. È indubbio, infatti, che dal Capo dello Stato dipenda molto, se non addirittura tutto quello che potrebbe succedere da qui ai prossimi mesi. A lui, infatti, spetta la decisione ultima qualora l'esecutivo guidato dal Cavaliere, il prossimo 14 dicembre, non dovesse ricevere la fiducia di entrambi i rami del Parlamento. Ma il ruolo di Napolitano va ben oltre i tecnicismi. Lo ha dimostrato martedì quando ha ricevuto al Quirinale i presidenti di Camera e Senato. Si era nel pieno della bagarre politica. L'opposizione contestava al premier la volontà di presentarsi prima al Senato (dove la maggioranza è ancora stabile) ignorando la mozione di sfiducia che lo attende alla Camera. Anche i finiani, in fondo, speravano di poter prima sfiduciare il Cavaliere a Montecitorio, per poi rendergli più impervio anche il passaggio a Palazzo Madama. Il Capo dello Stato ha mediato e alla fine si è deciso che le due Camere voteranno lo stesso giorno. Anche se il Senato inizierà prima. Una soluzione formalmente imparziale che ha sicuramente soddisfatto Berlusconi. E che conferma come, in questo momento, la priorità del Colle resta quella di cercare di garantire la governabilità del Paese. Infatti, tramontata definitivamente l'ipotesi di un governo tecnico o di transizione che possa sostituire l'attuale, il presidente della Repubblica vorrebbe anzitutto evitare di riportare i cittadini alle urne dopo due anni (era già accaduto all'inizio del suo settennato con la caduta del governo Prodi ndr). Per capirlo basta guardare gli interventi di questi mesi. È stato Napolitano, ad esempio, ad insistere affinché la sfida finale tra Fini e Berlusconi si celebrasse solo dopo l'approvazione della legge di stabilità. Ed è sempre lui che, mercoledì, premiando al Quirinale gli studenti più meritevoli, gli «Alfieri del lavoro», ha richiamato al «senso di responsabilià» e alla «condivisione» tra le forze politiche. Concetti ribaditi anche ieri in un messaggio inviato all'Intergruppo parlamentare per la Sussidiarietà (che raccoglie oltre 350 parlamentari appartenenti a tutti gli schieramenti) che a Roma ha organizzato le sue giornate di formazione cui partecipano, tra gli altri, il presidente della Cei Angelo Bagnasco e il governatore di Bankitalia Mario Draghi (stamattina ndr). «Desidero far giungere l'espressione del mio apprezzamento e del mio augurio per l'odierna iniziativa dell'Intergruppo parlamentare per la sussidiarietà - ha scritto il Capo dello Stato -. Ho sempre considerato meritevole di attenzione e sostegno lo sforzo volto ad affrontare temi di particolare attualità e di comune interesse per lo sviluppo e il futuro del paese, in un clima di pacato confronto e di aperta cooperazione, al di là delle frontiere politiche che legittimamente attraversano l'arena parlamentare provocando però negativi eccessi di contrapposizione e di chiusura». «In modo particolare - ha aggiunto -, i temi prescelti per le giornate, la cui trattazione è affidata a personalità di diversi ambienti culturali e istituzionali, non possono che considerarsi essenziali ai fini della configurazione di una prospettiva di riforme e di politiche pubbliche di medio e lungo termine di cui l'Italia ha innegabile bisogno. Il mio auspicio è che nell'individuare i nodi da sciogliere e i termini obbiettivi delle diverse soluzioni possibili, si esprima uno spirito di condivisione come quello che ritengo da tempo doveroso sollecitare in ogni occasione». Insomma il presidente della Repubblica conferma ancora una volta che, secondo lui, la priorità delle forze politiche, in questo momento, deve essere quella di avviare un vero percorso di riforme. Berlusconi incassa, ringrazia, e aspetta il 14 dicembre.