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Maroni ha il suo elenco: gli arrestati

Roberto Maroni

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Volesse mettere in chiaro una volta per tutte come stanno le cose, Roberto Maroni potrebbe scegliere come elenco da «interpretare» a Vieni via con me quello dei trenta boss super latitanti quasi tutti catturati negli ultimi due anni ma, dal momento che ne ne mancano ancora due all'appello e il ministro dell'Interno è un tipo che non si arrende fino alla conquista dell'obiettivo, forse si dedicherà a qualcos'altro. Sottoporre alla pubblica attenzione quello dei mafiosi complessivamente catturati non va bene nemmeno: sono 6754. Sarebbe troppo lungo. Maroni dovrà farsi venire un'altra idea. Fatto sta che il titolare del Viminale ha vinto anche questa "piccola" battaglia: lunedì sera parteciperà al programma di Fabio Fazio e Roberto Saviano che tanto lo aveva fatto arrabbiare per il legame tra mafia e Lega in Lombardia urlato in prima serata dallo scrittore napoletano durante l'ultima puntata. È stato il direttore di Raitre Paolo Ruffini a tentare la risoluzione diplomatica del caso: «Ho letto di una presunta clamorosa rottura tra me e il ministro sul tema della sua replica a Vieni via con me - spiega - Le cose, come sa il Direttore Generale che è stato costantemente tenuto informato, non stanno così. Ho sentito la portavoce del ministro Maroni. Ho chiesto quale fosse esattamente la richiesta del ministro. Ho ribadito che Vieni via con me non è un talk politico e che a mio avviso le parole di Roberto Saviano non sono state in alcun modo offensive né per la persona del ministro né per il movimento politico al quale il ministro appartiene. Tuttavia - aggiunge Ruffini - se il ministro non intende fare una precisazione, ma leggere un elenco, una sua lista in veste di ministro degli Interni, attenendosi al linguaggio del programma, sarà il benvenuto». Maroni ha accettato le condizioni: «Mi hanno invitato e ho accettato l'invito. Mi sembra la soluzione più ragionevole e sono soddisfatto di questa disponibilità. Non intendo continuare con le polemiche che non servono a nessuno e anzi fanno il gioco contrario dividendo il fronte della lotta alla criminalità organizzata», spiega. Esulta il presidente della Vigilanza Sergio Zavoli, plaudono i vertici Rai che avevano auspicato pubblicamente in una soluzione condivisa. Non potevano essere, però, tutte rose e fiori: sulla vicenda è intervenuto anche Gianfranco Fini. Il presidente della Camera ha sì apprezzato l'abbassamento dei toni da parte di Maroni, ma si è schierato - neanche a dirlo - con l'autore di Gomorra: «Non capisco come qualcuno si possa indignare se c'è chi dice che la mafia è anche al Nord. Non è una polemica contro un partito o contro un territorio nazionale. La mafia è ovunque c'è un interesse». Il leader del Carroccio Umberto Bossi non si è certo fatto scappare l'occasione e ha replicato con un istintivo «Fanc...», ammettendo poi che in Brianza c'è la «situazione più negativa», ma sottolineando che «la Lega è sempre stata lontana, non riescono ad avere agganci». Maroni, intanto, è stato invitato anche ieri a L'ultima parola, sarà domenica a In 1/2 h e martedì a Ballarò. Subito pronta la nuova polemica: «Ormai il ministro dell'Interno, per presenze in tv, supera anche il Papa. Dopo il suo isterico piagnisteo e il vergognoso e indegno attacco a Saviano, è ovunque», tuonano dall'Idv. L'elenco delle polemiche inutili, insomma, sembra non avere fine.

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