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Lo spettacolo si ferma. Bondi: «Problemi reali»

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.Il mondo dello spettacolo, alla fine, si è fermato. Chiusi cinema e teatri, e bloccati i set, quasi tutti i 250 mila lavoratori del settore hanno aderito allo sciopero generale organizzato dai sindacati (per una volta uniti) contro i tagli previsti nella finanziaria 2011. Iniziative di protesta sono state organizzate in tutta Italia. Unico il messaggio: «Nei titoli di coda c'è gente che lavora». A Roma, in un'assemblea organizzata al cinema Adriano, l'adesione è stata davvero compatta con tanti volti noti mescolati a maestranze e produttori. Stufi di essere considerati dei bamboccioni privilegiati, attori e registi famosi hanno prestato il loro volto a tutti quei lavoratori «invisibili» che, faticando dietro le quinte, rendono possibile che ogni spettacolo abbia inizio. «Si parla del Fus come fossero soldi che vengono tolti agli italiani per darli a quattro buffoni. Bisogna far capire a tutti - spiega Massimo Ghini - che noi siamo come gli operai che vanno sul tetto, come i pastori sardi che fermano gli aeroporti. Siamo un braccio dell'industria - prosegue l'attore - magari più sofisticata, più chic, ma produciamo ricchezza. È difficile spiegare agli italiani che noi, portatori sani dei loro sogni, adesso viviamo un disagio. Non siamo un gruppo di debosciati che sperpera». I sindacati chiedono al governo il reintegro del Fus, il contributo statale attualmente ridotto al minimo storico di 288 milioni di euro, il ripristino delle agevolazioni fiscali (Tax credit e Tax shelter), la legge dello spettacolo dal vivo e lo stop alla delocalizzazione delle produzioni cineaudiovisive. Chiaro Giulio Scarpati, in arte il Lele di Un medico in famiglia, ieri nei panni di rappresentante sindacale: «Ci servono regole per evitare fenomeni di assistenzialismo. Con la delocalizzazione, si toglie lavoro alle troupe e agli attori italiani. Se anche la Rai investe solo all'estero sono soldi buttati, noi vogliamo un incontro con i vertici di viale Mazzini e con il ministro Tremonti», spiega l'attore. Duro anche Andrea Purgatori: «Tutti ci aspettavamo che questo governo avesse il coraggio di convocarci intorno a un tavolo ma ciò non è avvenuto e crediamo che sia perché c'è la volontà precisa di continuare a considerare lo spettacolo come un pozzo da cui si prende senza mai restituire nulla», spiega lo sceneggiatore di «Muro di gomma». Il più bersagliato, ovviamente, è stato Sandro Bondi. Il ministro dei Beni culturali non ha potuto far altro che prendere atto delle difficoltà che ci sono: «Non posso non comprendere le ragioni della protesta che, nonostante certe strumentalizzazioni politiche, pongono problemi reali. Io ribadisco il mio impegno a ottenere la proroga degli incentivi fiscali a favore del cinema, e spero che l'allarme lanciato oggi (ieri, ndr) aiuti a trovare entro l'anno una soluzione positiva». A proposito di strumentalizzazioni, puntuale Fabio Granata: «La serrata della cultura è un fatto straordinario. Spero faccia riflettere il mio gruppo parlamentare sulla sfiducia a Boni. Non è all'altezza di gestire il ministero». Certi spettacoli non si fermano.

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