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Mara si dimette: "O me o loro"

Il ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna con il premier Silvio Berlusconi alla Camera

Berlusconi: "Non tribolo"

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Mara non molla. Non si ferma. Non lascia e casomai raddoppia. Rilascia un'intervista al Mattino di Napoli, e anche la scelta del quotidiano leader in Campania vuol dire qualcosa in questa storia, un'intervista con la quale annuncia la sua battaglia finale contro i vertici del Pdl regionali e in parte anche nazionali. «Non farò mancare la fiducia a Berlusconi - dichiara la ministra per le Pari Opportunità - ma il 15 dicembre rassegnerò le mie dimissioni dal partito. Lascerò anche lo scranno di parlamentare, perché a differenza di altri sono disinteressata e non voglio dare adito a strumentalizzazioni. Mi dimetterò ovviamente anche da ministro visto che il mio contributo pare sia ininfluente». Mara è di Salerno. E a Salerno ha provato a fare piazza pulita delle incrostazioni del partito. Il Tempo, nell'aprile 2008, documentò come un deputato ex Fi, Mario Pepe, era intento a telefonare ai suoi a Salerno invitandoli a non votare per il Pdl in modo da non far scattare l'elezione di Anna Ferrazzano, sua protetta e ultima in lista. A difenderla nel partito a livello nazionale è soprattutto Sandro Bondi. Ma non basta. L'anno dopo, alle Provinciali, viene eletto presidente Edmondo Cirielli. Grande amico di Alessandra Mussolini (che lo portò dentro An facendo candidare questo ufficiale dei carabinieri della costiera amalfitana), Cirielli finisce nelle braccia di Gianni Alemanno dopo un leggendario litigio con Maurizio Gasparri: si favoleggia anche di un fragoroso schiaffone ma non si sa di chi a chi, le versioni sono discordanti.   La Carfagna e Cirielli finiscono per scontrarsi proprio perché Mara insiste per un radicale cambiamento del partito a Salerno, ma non ci riesce: è lite sulla formazione della giunta. Cerca di imporre una netta svolta nel partito regionale. Alleata di Italo Bocchino quando ancora era nel Pdl, provano a mettersi di traverso alla candidatura di Nicola Cosentino a presidente della Regione Campania e allo stesso tempo sott'inchiesta per mafia. La battaglia che ne scaturisce è senza esclusioni di colpi. Viene anche preparato un dossier con false accuse contro il candidato di Bocchino-Carfagna, Stefano Caldoro. Cosentino è difeso da Denis Verdini. Che a sua volta è nel mirino di tutta la componente di Liberamente, guidata da Mariastella Gelmini, Stefania Prestigiacomo e Franco Frattini. E non è un caso che i tre sono state le prime voci giunte in soccorso di Mara già due giorni fa. Torniamo alle Regionali. La Carfagna vuole dimostrare quanto vale, si candida nella lista del Pdl a sostegno di Caldoro e dove già è stata inserita la Mussolini che prova a scalzarla ma il Cav difende la ministra. Mara si fa affiancare da un mago delle preferenze, Giuseppe Scalera. Nelle urne è un trionfo: quasi sessantamila preferenze. Le consigliano di lasciare lo scranno di deputato, di restare ministro e consigliere regionale in modo da trapiantarsi a Napoli (lasciando Salerno). Ma lei non se la sente e molla la Campania. Ora sogna di tornarci. Da giorni la tentano con la candidatura a sindaco di Napoli. Maurizio Iapicca (per Fininvest ha comprato le frequenze tv negli anni Ottanta) le organizza una convention con le associazioni appena lunedì scorso. Mara entra in sala e tutti la acclamano come sindaco. Lei resta sulle difensiva e mette le mani avanti: «Resto soldato di partito. La candidatura non dipende da me - ha sottolineato - In questo momento la mia disponibilità è condizionata dagli assetti di partito che non mi convincono a imbarcarmi in questa avventura entusiasmante. Occorre trovare una persona competente, radicata sul territorio - ha aggiunto - serve una squadra di persone degne, adeguate con poche idee, ma immediatamente realizzabili». La traduzione è facile: mi candido ma non lo faccio se ci sono ancora quelli là. Non si vuole imbarcare in una partita difficile ma se al vertice del partito ci sono ancora Cosentino e Verdini, che farebbero di tutto - questo è quello che pensa - per tirarle una trappola. Berlusconi prova a tranquillizzarla, blocca i congressi regionali che porterebbero alla scontata rielezione di Cosentino, il quale prova a salvare la poltrona e annuncia che se Mara vuole candidarsi lei è pronta lui è disponibile a sparire dalla circolazione per non essere d'intralcio. Girano le voci, si parla di un suo passaggio con la Lega Sud di Miccichè. Tutto è possibile. Quello che appare chiaro è il messaggio che Mara spedisce al Cavaliere: Silvio, deciditi. Alza la posta e striglia il premier (e l'unica che può davvero farlo): non è più tempo di traccheggiare. O rivoluziona il Pdl, e allora lei si candiderebbe a sindaco, o lei se ne va.  

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