Il ministero taglia Attori e registi in piazza
Non è bastata la «fucilazione» di giovedì scorso ad Annozero, quando i rappresentanti del mondo dello spettacolo, riuniti a fontana di Trevi, avevano messo sotto accusa il ministro dei Beni culturali Sandro Bondi senza sottrazione di colpi. Adesso arriva la protesta vera. Chiusi cinema e teatri, fermi i set dei film e quelli delle fiction, niente attori nemmeno nei programmi tv. Dopo l'occupazione del red carpet alla Festa di Roma, il sit in davanti a Montecitorio e, appunto, il collegamento in diretta con l'arena tv oper eccellenza, domani sarà sciopero generale per il mondo dello spettacolo. Attori, registi e lavoratori dell'audiovisivo incrociano le braccia uniti contro i tagli imposti dalla finanziaria alla cultura, il mancato rinnovo degli sgravi fiscali per il cinema, il tracollo del fondo unico per lo spettacolo. Mentre accusano il governo della mancanza di una politica culturale. Promossa dai sindacati confederali,Slc-Cgil, Fistel-Cisl e Uilcom-Uil che in questo caso scendono in campo senza divisioni, la giornata prevede iniziative in tutta Italia. A partire dalla capitale, dove in mattinata attori, registi, autori, tecnici e sindacalisti si ritroveranno al cinema Adriano. Di sicuro ci sarà Giulio Scarpati, il Lele di Un medico in famiglia, che è presidente del sindacato attori della Cgil, ma sono attesi anche Riccardo Scamarcio, Paolo Sorrentino, Isabella Ferrari, protagonisti giovedì sera di un battibecco in diretta con il ministro Bondi, ospite in studio di Michele Santoro. Un testo, con le ragioni della protesta, sarà letto da Sabrina Impacciatore. Ma non c'è solo Roma: a Milano la protesta organizza un convegno dove sono previsti il direttore de Il Piccolo Escobar, Lissner e l'attore Toni Servillo. A Bari, è previsto invece un presidio davanti al Teatro Petruzzelli. Si ferma tutta la produzione culturale dello spettacolo, ribadisce per la Slc-Cgil, il segretario nazionale Silvano Conti: «La situazione è gravissima e preoccupante». Così grave e così preoccupante, fa notare il sindacalista, che per la prima volta si protesta con la solidarietà di associazioni come Agis e Anica, le associazioni delle imprese. Per questo, per dare un segno forte, si punta a fermare tutto. E anche nelle dirette della tv, dal Grande Fratello a Vieni via con me, dovrebbero essere letti messaggi di solidarietà alla manifestazione. Al governo si chiede l'approvazione delle leggi quadro di sistema dei settori dello spettacolo dal video e cine-audiovisivo; l'approvazione della legge sulla tutela dei lavoratori del settore. Ma il primo problema sono le risorse. Per lo spettacolo dal vivo, che nel 2011, se non arriverà il reintegro promesso qualche settimana fa da Letta e Bondi, rischia il collasso per colpa di un fondo unico per lo spettacolo ridotto dai 408 milioni del 2010 (già al minimo) a circa 262 milioni. Ma anche per il cinema, che oltre al reintegro del Fus chiede e aspetta da mesi il rifinanziamento, di tax credit e tax shelter, gli sgravi fiscali per il settore. Bondi ha ripetuto più volte di ritenere la misura «indispensabile». «Sono convinto anch'io, mi sto impegnando», ha ribadito giovedì ad Annozero. Nel mondo dello spettacolo però, la fiducia nel ministro sembra finita: «Le promesse non ci bastano, non possiamo più stare appesi», gli manda a dire il presidente dei Cento Autori, Andrea Purgatori. «Giovedì sera ad Annozero Bondi continuava a promettere e intanto al mattino c'era stato un Consiglio dei ministri dal quale lui è uscito senza una briciola», dice l'autore di Muro di Gomma. Certo resta in piedi la speranza che il rinnovo degli sgravi possa arrivare a fine anno con il decreto "Milleproroghe": «Per noi sarebbe comunque tardi - ribatte Purgatori - se la certezza del rifinanziamento arriva a fine dicembre, la conseguenza è che a gennaio, febbraio e marzo le produzioni stanno ferme. Per questo cominciamo a pensare che lo scontro sul cinema sia politico». Tensione e preoccupazione sono ai massimi livelli. Anche per questo Cgil Cisl e Uil, si aspettano domani un'adesione altissima tra i 250-300 mila addetti dello spettacolo. Tutti chiusi, dunque. Con una sola eccezione per il concerto di Zubin Mehta con l'orchestra del Carlo Felice di Genova, il primo teatro materialmente colpito dai tagli. Una serata organizzata dal maestro proprio in solidarietà con la protesta. Artisti sul piede di guerra, quindi. Pronti a giurare che la motivazione che sta dietro il mancato rinnovo degli sgravi fiscali per le imprese che investono nell'audiovisivo riguardi più la politica che l'economia. «Il cinema italiano di oggi fa paura», aveva urlato Paolo Sorrentino, regista di Gomorra, a Bondi giovedì sera. E pensare che c'è chi - anche tra i "compagni" - i contributi li prende eccome. Na.Pie.