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La Rai censura Maroni E lui parla a Canale 5

Maroni

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Roberto Maroni come Sandokan. Non scomodate Salgari e Kabir Bedi. Non c'è nulla di esotico in questo parallelismo. Perché qui si parla del boss dei Casalesi Francesco «Sandokan» Schiavone. Roberto Saviano gli scrisse una lettera aperta quando, nel 2010, venne arrestato suo figlio Nicola: «Pentiti, il tuo potere è finito». Ed è sempre l'autore di Gomorra ad evocarlo parlando del ministro dell'Interno. La polemica è nota. Lunedì sera, nel corso di Vieni via con me, Saviano ha parlato della infiltrazioni della 'ndrangheta in Lombardia e dei presunti rapporti con la Lega. Accuse definite «infamanti» dal titolare del Viminale che ha invitato lo scrittore a ripetere le accuse «guardandolo negli occhi». Ed è qui che Saviano attacca: «Mi ha ricordato un altro episodio. Su Repubblica scrissi una lettera a Sandokan Schiavone dopo l'arresto del figlio. Lo invitai a pentirsi. L'avvocato di Schiavone mi risposte: voglio vedere se ha il coraggio di dire quelle cose guardando Sandokan negli occhi. Per la prima volta, da allora, ho riscoltato questa espressione. E sulla bocca del ministro dell'Interno certe parole sono davvero inquietanti». In ogni caso lo scrittore accetta la "sfida": «Dove e quando vuole. Posso guardare negli occhi tutti». Le sue parole, però, alimentano la polemica. Maroni non gradisce e replica: «È troppo grave che Saviano mi paragoni a un boss della camorra. Smentisca altrimenti mi riservo ogni azione utile per tutelarmi di fronte a una frase così infamante». Anche se poi ironizza: «Se dovessero invitarmi andrò vestito da Sandokan». Già, perché il vero nodo irrisolto è ancora questo. Il ministro dell'Interno ha scritto una lettera al presidente della Rai Paolo Garimberti chiedendo «uno spazio all'interno della trasmissione per dire la sua e parlare di mafia». Ma il Cda di Viale Mazzini, riunitosi ieri pomeriggio, non è riuscito ad arrivare ad una soluzione comune. E così, «censurato» dalla Rai, ieri sera Maroni è stato ospite di Matrix su Canale 5 («questo è il vero servizio pubblico» ha commentato). «Ho detto al Consiglio che è opportuno dare al ministro la possibilità di esprimere il suo punto di vista sui temi oggetto di contestazione - ha detto Garimberti -. Mi rammarico profondamente che in Cda non si sia trovata una linea comune e di buon senso su questa vicenda». Decisivi in tal senso i consiglieri dell'opposizione che si sono rifiutati di inserirla all'ordine del giorno e hanno così impedito che la mozione presentata da Giovanna Bianchi Clerici, che prevedeva la partecipazione del ministro a Vieni via con me, venisse votata. A questo punto la palla passa al direttore generale Mauro Masi e al direttore di Raitre Paolo Ruffini che dovranno, spiega il presidente, «concordare serenamente con il ministro Maroni modi e tempi dell'intervento».   Peccato che il ministro abbia già rifiutato l'offerta di Ruffini di «rilasciare una dichiarazione scritta o filmata di precisazione, di rettifica o di replica a quanto affermato». «Non mi accontento certo - ha spiegato il titolare del Viminale - di video preregistrati o fogliettini con dichiarazioni lette da altri che poi possono essere conditi e commentati come loro sanno ben fare». Masi ha convocato il direttore di RaiTre per questo pomeriggio alle 16.30, chissà che il faccia a faccia non serva a sbloccare la situazione. Di certo non basterà a spegnere il fuoco delle polemiche visto che, al caso Maroni-Saviano, si è unito il caso Loris Mazzetti. Il capostruttura di RaiTre, storico braccio destro di Enzo Biagi e responsabile della trasmissione Vieni via con me ha ricevuto una lettera di richiamo per alcune sue dichiarazioni ritenute "lesive" dell'immagine della Rai. Mazzetti ha 5 giorni di tempo per rispondere, ma teme un provvedimento disciplinare che potrebbe portare al suo licenziamento. «Mi aspetto il peggio - commenta -. Credevo di ricevere i complimenti per una trasmissione che ha fatto oltre 10 milioni di telespettatori, e invece ho ricevuto il benservito...» Nel frattempo, visto che a Viale Mazzini non si prendono decisioni, il ministro ha trovato ospitalità su Canale 5. Ieri all'ora di pranzo il Tg5 ha mandato in onda, accompagnato dalla musica di Vieni via con me di Paolo Conte, l'elenco dei 28 boss della criminalità organizzata arrestati da questo governo. Mentre ieri sera Maroni è stato ospite di Matrix dove, dopo aver nuovamente criticato le frasi di Saviano («è chiaro che la 'ndrangheta, la mafia e la camorra ci sono, ma dire che il loro referente politico è la Lega mi dà il voltastomaco»), ha lanciato un appello allo scrittore: «Conosco Roberto Saviano, e lo stimo, per questo sono rimasto sorpreso da lui. Saviano dovrebbe essere al mio fianco, non dovremmo litigare, per questo mi sono arrabbiato. Ma l'arrabbiatura ora è passata e vorrei dirgli di deporre le armi che lui ha imbracciato contro di me». Di certo non aiuteranno la pace le parole di Umberto Bossi che interrogato dai giornalisti, dopo aver fatto una lunga pernacchia, ha risposto: «Credo che voglia querelarlo. È giusto uno va a dire quelle cose là...».

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