Ecco perché deve ripensarci
Le dimissioni di Mara Carfagna sono un altro picco sismografico di quello che davvero non va nel centrodestra. Non il governo, ma il partito, il Pdl. Francamente, la sua vicenda è stata gestita con leggerezza e di fronte ad alcune sue considerazioni politiche valeva la pena soffermarsi un po’ di più. Almeno per evitare un’inutile tensione in un momento in cui in gioco c’è tutta la legislatura. Gli errori del Pdl. Da settimane la Carfagna era oggetto di uno stillicidio di note di varie umanità da parte di parlamentari del Pdl che la accusavano di questo, di quello e soprattutto la ponevano nel cono d’ombra del tradimento e di quella che un tempo si definiva «intelligenza con il nemico», cioè Futuro e Libertà. E invece io ho sempre pensato che nonostante la sua amicizia con Italo Bocchino, Mara non avrebbe mai lasciato il Pdl. La ragazza è intelligente, in questi anni ha dimostrato di avere un certo intuito politico e ha saputo posizionarsi bene nel panorama di un governo dove il carisma di Berlusconi domina e a brillare sono giocoforza poche stelle. Nonostante questo, lei non è rimasta un’invenzione del Cav, ma è riuscita a ritagliarsi un suo spazio e punta a contare qualcosa anche in un futuro post-berlusconiano. Per questo Mara cura il suo territorio di caccia elettorale, la Campania. È chiaro che incontra avversari tenaci. Alcuni giocano secondo le regole. Altri meno. Ma questo è il mondo reale della politica, la sua dimensione umana. E non bisogna stupirsi. L’errore di Mara. La Carfagna ha delle solide ragioni per sostenere le sue idee ma nello stesso tempo ha perso di vista la battaglia più grande. In questo momento l’obiettivo della restaurazione - cioè di quel mondo che a lei non avrebbe mai concesso di emergere - si chiama Silvio Berlusconi. Forze imponenti si stanno dando da fare davanti e dietro le quinte per far fuori dallo scenario politico colui che alla Carfagna ha dato un’opportunità che poi lei ha dimostrato di meritare. Sono certo che questo non le sfugge. Ha davanti a sé una grande responsabilità e i partiti hanno una dimensione collettiva alla quale, alla fine, se accetti di rivestire un ruolo e condividerne gli ideali, non si sfugge. Ci sono scontri all’arma bianca, difficili situazioni e attacchi a cui non sempre si può rispondere piantando tutto. La politica è anche e soprattutto pazienza certosina. La Carfagna corre il serio rischio di essere strumentalizzata dai nemici di oggi e da quelli di domani. Non lo merita e per lei ho solo un modesto consiglio: sia tosta, ma ci ripensi.