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Il momento è grave. Per lui

Gianfranco Fini

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Un richiamo. Un appello a serrare le fila. A non mollare ora che il Pdl è tornato ad esercitare un'attrazione magnetica alla quale qualche futurista fa fatica a resistere. Un appeal che provoca preoccupazione. Timore. Ma anche un ribadire che Fli è e rimane nel centrodestra. C'è tutto questo nel videomessaggio di poco meno di 5 minuti che Gianfranco Fini ha affidato ieri al sito di Futuro e Libertà. Una comunicazione diretta al suo popolo, nella quale parte dalla convention di Perugia per arrivare a lanciare l'appuntamento di Milano il 15 e 16 gennaio quando ci sarà la conferenza programmatica del partito e verrà presentato il Manifesto per l'Italia. Per il quale Gianfranco Fini chiede di arrivare almeno a centomila firme di sottoscrizione. Giacca blu, camicia bianca, cravatta rossa a puntini bianchi, la telecamera che lo inquadra in primo piano o leggermente di lato, il leader di Fli rivendica l'operazione con la quale ha fatto nascere il suo nuovo partito. Ricordando soprattutto l'elenco dei valori a cui fa riferimento la «sua» destra e che ha «recitato» lunedì scorso nel programma di Fazio e Saviano. Un modo per rassicurare la sua gente sul fatto che Fli è un partito che ha una collocazione stabile e non sbanda a sinistra. «A Perugia - spiega il presidente della Camera – è emerso chiaramente che Futuro e Libertà ha dei valori di riferimento ben precisi, che sono quelli del popolarismo europeo, certamente nel perimetro culturale del centrodestra, quella destra che ho poi cercato di declinare qualche giorno fa in quella fortunata trasmissione con un indice di ascolto elevatissimo, che mi ha messo in confronto con uno dei leader della sinistra». «Da Perugia insomma – ha proseguito – la dimostrazione che in Italia c'è una destra che guarda al futuro, che è cosciente del grave momento in cui si sta trovando il nostro Paese». Un grave momento in cui, secondo Gianfranco Fini, tutti devono dare prova di responsabilità. E l'affondo è per Silvio Berlusconi. Anche se poi, nel tardo pomeriggio, il presidente della Camera spiega che «quel senso di responsabilità vale anche per Futuro e Libertà». Ma stavolta quello contro il premier non è il solito attacco urlato a cui il leader di Fli ci ha abituato negli ultimi mesi. Il tono è più soft, sfumato, poco aggressivo. Quasi che Fini voglia provare ad aprire uno spiraglio per un accordo, ora che il Cavaliere ha imboccato – in caso di sfiducia in Parlamento – la strada che più spaventa i finiani, quella delle elezioni. Ed è il segnale che fa capire come da qualche giorno all'interno dei futuristi ci sia un gran lavorìo diplomatico, che le colombe hanno ricominciato a far sentire la loro voce, che la mediazione con il Cavaliere potrebbe riprendere corpo. Sempre ammesso che Berlusconi accetti questo ultimo tentativo. «Nel grave momento che stiamo attraversando serve la massima responsabilità – spiega Fini – in primis da parte di chi ha l'onore e l'onere di governare e deve onorare questo impegno attraverso l'agenda di governo. Vedremo nei prossimi giorni cosa accadrà». E se il futuro dei futuristi si è di colpo rivelato meno roseo del previsto, con possibili defezioni verso l'«odiato» Berlusconi, il leader di Fli fa un richiamo all'unità, a non lasciare il partito proprio adesso. «È arrivato il momento di cambiare passo, per mille ragioni, di innestare una marcia più alta nel cammino di rinnovamento del Paese». «Negli ultimi tempi – prosegue – la politica si è ridotta a uno stanco rito più o meno artificiale. Per questo non dobbiamo abbassare la guardia e lavorare con ancora maggiore convinzione». Poi l'appello alle centomila firme per il Manifesto di Futuro e Libertà: «Vi invito a firmarlo, a moltiplicare le iniziative in periferia perché dobbiamo stendere una rete organizzativa. Non vogliamo fare un partito vecchio stampo ma un movimento di opinione organizzato, cosa che vuol dire metter in contatto i tanti cittadini che in questi giorni si sono detti disponibili a darci una mano».

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