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Finiani sull'orlo della crisi. Di nervi

I ministri finiani sul palco di Bastia Umbra

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{{IMG_SX}}Il cerino si è spento. La fiammella che per settimane il presidente del Consiglio e il leader di Fli si sono passati di mano si è definitivamente consumata sancendo la fine della festa per Fini. Berlusconi è riuscito a mettere all'angolo i futuristi e non solo ha inibito il maldestro tentativo di Fli di polverizzarlo ma è riuscito a riprendere in mano le redini della politica italiana. E ora che il Cavaliere è tornato in sella ed è pronto a dettare le regole, i finiani iniziano a leccarsi le ferite. Devono fare i conti con i sondaggi che all'unisono certificano la vittoria dell'asse Lega-Pdl in caso di elezioni anticipate e che relegano Fli a percentuali attorno al 5 per cento. Si trovano a fronteggiare il calo di entusiasmo di alcuni parlamentari che avevano creduto in Futuro e Libertà e che, a poco a poco, stanno tornando sui loro passi rientrando nel Pdl. Così a Fini non resta che fare marcia indietro. L'aut aut posto ieri da Berlusconi durante la cerimonia di premiazione dei nuovi Cavalieri del lavoro al Quirinale («Se ci sarà la fiducia andremo avanti a lavorare, se non ci sarà la fiducia andremo al voto») diventa una vera e propria spada di Damocle sulla testa dei finiani. Una scelta che si rivelerà comunque perdente per chi credeva di condizionare le sorti del Paese. Fini che a gran voce chiedeva le dimissioni del premier sperando magari, una volta ottenute, di formare un governo senza la sua presenza, si è trovato spiazzato. Berlusconi quell'ipotesi non l'ha nemmeno presa in considerazione: per lui c'è solo o la fiducia o le elezioni. E Fli, sebbene ostenti tranquillità, si trova a vivere queste ore di pre crisi con fibrillazione. Fini è costretto a fare campagna acquisti tra i parlamentari per rinforzare le sue fila. Da una parte corteggia, senza successo, il senatore del Pdl Piergiorgio Massidda, dall'altra cerca di tenere assieme le varie anime del movimento dopo la ribellione dei più moderati per la fuga in avanti dei vari Briguglio e Bocchino che - senza essere smentiti dal Capo - parlavano già di larghe intese con il Pd in coalizioni elettorali o in esecutivi di unità nazionale. Un vero e proprio passo falso secondo alcuni moderati finiani. Un assist servito proprio a Silvio Berlusconi che in queste ore starebbe facendo pressing su alcuni di loro spingendoli al ripensamento e chiedendo loro di non votare contro il suo governo né al Senato né alla Camera perché «aprire la crisi sarebbe un atto di assoluta irresponsabilità». In tutto questo il presidente della Camera cerca di non esasperare ulteriormente i toni. Sulla sfiducia al ministro Bondi, calendarizzata il 29 e considerata dal Pdl un escamotage per anticipare i dibattiti sulla fiducia alla Camera e al Senato del 13 e 14, il «falco» Italo Bocchino avverte: «Noi non vogliamo cogliere l'occasione della mozione di sfiducia contro Bondi o della mozione per il ritiro delle deleghe del ministro Calderoli per scatenare una guerriglia. Bisogna rendersi conto che quando si mette in discussione il governo, una questione come quella di Bondi diventa veramente minimale».   Il vero problema però per Fini sono le elezioni. I futuristi non sono pronti al voto. I sondaggi non gli danno molte possibilità di successo alla Camera e, anche al Senato, Berlusconi potrebbe avere la maggioranza. E così se vuole evitarle o rinviarle, cosa che ormai, ascoltate le parole del premier, sembra essere impossibile, dovrà dire ai suoi deputati di votare la fiducia alla Camera. Un ulteriore smacco per Fini che ha tentato in tutti i modi, perfino ritirando i propri uomini dall'esecutivo, di infangare l'operato del governo. Un bivio per i futuristi che intanto continuano a tenere due linee completamente diverse nel commentare la difficile situazione politica. E così se il moderato Pasquale Viespoli, capogruppo al Senato di Futuro e Libertà, si appella alla volontà di costruire «un ragionamento politico che deve servire a riaprire il confronto, una ripartenza della maggioranza», l'ex radicale Benedetto Della Vedova, portavoce di Fli, tuona: «Se Berlusconi vuole continuare a mettere la testa sotto la sabbia, a dire che va tutto bene, tranne i "traditori" e a sperare di convincere qualcuno a sostenere un governo esausto sotto il ricatto del voto anticipato, è un problema suo».

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