Anche il Pd s'è stufato di Saviano
Roberto Maroni non è l'unico a invocare il diritto di replica dopo la puntata di lunedì scorso di Vieni via con me. Ad alzare un grido di dissenso è anche il Pd. Sì, è vero: Bersani c'era. Il leader dei democratici era lì a leggere la sua letterina sui valori della sinistra e tra le altre cose recitava: «Se devo morire attaccato per mesi a mille tubi, non può deciderlo il Parlamento, perché un uomo resta un uomo, con la sua dignità, anche nel momento della sofferenza e del distacco». Se non che, i suoi - alcuni per lo meno - non sono d'accordo. Ed ecco che parte una lettera aperta per Fazio e Saviano: «Riconosciamo a Vieni via con me e alla vostra straordinaria professionalità la capacità di aver saputo scuotere gli italiani da quelle che Dante definisce nella Divina Commedia le "Malebolge: seduttori, adulatori, maghi, falsari, seminatori di discordie, ladri, ipocriti e consiglieri fraudolentì". Riteniamo, però, sia giusto segnalarvi e farvi riflettere che su un tema così complesso come è quello affrontato lunedì scorso sia mancata la voce "dell'altra scelta. Questa lettera - spiegano i 32 parlamentari di area cattolico-democratica - non chiede niente, vuole esprimere semplicemente il rammarico di non aver potuto ascoltare anche le parole di chi non ha mai voce, nonché i dubbi, i sentimenti di quelle famiglie che con altrettanta grande dignità, magari in silenzio, fanno la scelta libera di non staccare i sondini». Sarà. Certo stupisce che loro parlino di «sondini» da non staccare e Bersani di «mille tubi» che non devono rimanere attaccati per legge. Forse la lettera dovevano mandarla anche a lui. Anche Avvenire non ha gradito la puntata di Vieni via con me. Il quotidiano dei vescovi ha rivolto ieri, per la seconda volta, dalla prima pagina un forte «appello ai media. E soprattutto alla Rai», Un editoriale che condanna il modo in cui sono stati affrontati i casi Englaro e Welby, ospitando Mina Welby, vedova di Piergiorgio, e Beppino Englaro, padre di Eluana. Il direttore Marco Tarquinio ha chiesto che non vengano dati «spazio e voce solo ai "profeti" dell'eutanasia», ma anche «alle voci umiliate e negate, alle altre voci, alle voci di chi vive e lotta e soffre e non molla». Il messaggio non è rimasto inascoltato: novantuno parlamentari di Pdl e Lega hanno sottoscritto l'appello di Avvenire. «Chiediamo al cda Rai - si legge nel documento - di garantire nei programmi delle reti del servizio pubblico, e in particolare in quello condotto da Fazio e da Saviano, la voce di chi difende la vita. Non è soltanto un richiamo a una doverosa e imprescindibile par condicio. Le ragioni della vita, scritte nel nostro essere, nella nostra civiltà e nella nostra Costituzione, possono e devono trovare eco nelle testimonianze di chi, soffrendo, difende i diritti di tutti», scrivono. Pare siano addirittura tutti d'accordo.