segue dalla prima di MARIO SECHI Tutto il progettone per affondare il Cavaliere è prematuro, avventurista e di ora in ora si sta rivelando come un giochino infantile che non porta da nessuna parte.
IlPresidente della Repubblica Giorgio Napolitano segue questa corsa sul binario (morto) con grande apprensione e sta cercando con la sua moral suasion di fermarlo. Non sarà facile. Fini ha giocato non solo d'anticipo (sui tempi), ma ha anche spinto i suoi ministri a lasciare l'esecutivo compiendo un errore colossale per un politico di lungo corso come lui. Mettiamoci seduti al tavolo da poker della maggioranza. Fini giocava una mano importante e, improvvisamente, azzarda un colpo da pivello: cambia le carte, mostra il suo gioco e così facendo lascia al suo avversario (il Cavaliere nero) la possibilità di giocarsi i suoi scarti con gli altri «gambler» che stanno al tavolo verde. Tremendo errore. Come capita spesso a chi sottovaluta l'avversario che ha di fronte, Fini si è reso conto del non-sense della sua mossa solo dopo averla fatta. E ora suda freddo e cerca di correre ai ripari. Quando Gianfranco richiama Berlusconi a «rispettare gli impegni» è surreale. Il suo discorso baldanzoso di Bastia Umbria è archiviato. Là aveva chiesto le dimissioni, a tambur battente, senza se e senza ma. Aveva svillaneggiato la maggioranza, messo una pietra tombale sull'era berlusconiana, condannato la politica del governo, messo la parola fine sull'uomo di Arcore. Berlusconi era un refuso della storia da eliminare, dimenticare, squagliare nel ricordo dei nostalgici e via con una nuova Repubblica fondata sulla nuova destra finiana. Stop. Scena da buttare. Rigiriamo il film: Fini va su internet e - ispirato dall'abile e machiavellico Italo Bocchino - spara sul web un discorso da padre della Patria che suona come la sconfitta dei giapponesi nella guerra del Pacifico. E ora, chi se la sentirà tra i suoi fedelissimi di continuare a indossare l'elmetto e combattere nella giungla irta di insidie con il machete ma senza la poltrona governativa, l'indennità, la segreteria, l'auto blu, il volo di Stato e altre comodità che fanno la differenza tra una vita nella stratosfera e la fila per prendere il volo di linea come un comune mortale o quasi? Il Fini-Don Chisciotte conserva il suo ruolo e lo status, la sua visibilità e il tono da statista (di carta) ma i suoi Sancho Panza sono in balìa degli eventi, degli accidenti, dei marosi, dei venti e delle tempeste della politica. In caso di elezioni anticipate ben pochi dei suoi potranno sperare in una rielezione. Mai sottovalutare Berlusconi. L'uomo può essere ferito, per due volte è caduto sotto i colpi del centrosinistra, ma altrettante volte si è rialzato, ha fatto la traversata nel deserto e ha vinto la battaglia. Questo a Berlusconi lo riconoscono avversari ben più forti e armati di tutto punto rispetto a Fini. Un suo grande avversario tempo fa mi disse: «È un leone». Chi sta davvero sul campo di battaglia, non commette l'infantile errore di pensare che Silvio sia un vecchietto da mandare a spasso nei giardinetti. Pochi giorni fa parlavo del futuro di Berlusconi con una persona che fa analisi politica seria, conosce bene il sentimento dell'elettorato e ne misura con attenzione l'umore e le variazioni di temperatura corporea. La febbre per andare a votare nell'elettorato di centrodestra è altissima. La frase di questa mia fonte è stata lapidaria: «Berlusconi, allo stato attuale, lo possono sconfiggere solo se lo eliminano fisicamente». Ho risposto: «Ci stanno provando con la giustizia». Mi è stato fatto notare che i processi saranno il carburante per far impennare l'ondata che si sta preparando nel Paese reale, quello che vota. Avanti così, gli avversari di Berlusconi non sanno quello che fanno.