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I Radicali aprono al Cavaliere e «gelano» il segretario del Pd

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.Sembrerà fantapolitica ma in fondo i Radicali non hanno sottoscritto la mozione di sfiducia all'esecutivo presentata alla Camera da Bersani e Di Pietro. Un segnale, almeno in apparenza. L'altro, invece, lo dà la matematica. I voti che mancano al governo sono sei, proprio come i deputati radicali, eletti nelle liste del Pd (Beltrandi, Bernardini, Mecacci, Turco, Farina Coscioni, Zamparutti). Due «indizi» buoni per pensare al colpo di scena, alla mano tesa dei Radicali al presidente del Consiglio dopo le parole di Pannella pronunciate due giorni fa. Un vero e proprio appello al confronto. Ma il partito precisa che non ha intenzione di fare la ciambella di salvataggio al premier Berlusconi. Pannella si rivolge a tutti i leader che abbiano davvero voglia di un confronto sui fatti concreti, dicono. Parla a Berlusconi, ma in primo luogo a Bersani, assicurano. «Quando ci si riconosce carattere e dignità di interlocutore politico, che sia Bersani, Berlusconi, Bossi o Di Pietro, noi - ha spiegato Pannella - lo riteniamo non solamente utile ma anche necessario. Che si tratti di capi o vice-capi della maggioranza o dell'opposizione». Emma Bonino spiega che «non c'è alcuna apertura di credito» particolare o esclusiva nei confronti di Berlusconi. Sbaglia, rincara la dose Rita Bernardini, chi ci vede un'offerta di sostegno a un governo in cerca di voti alla Camera. La dichiarazione di Pannella «va letta tutta, fino in fondo, e va presa in considerazione nella sua interezza». Cioè: non sarà un'offerta a Berlusconi, ma di sicuro è la denuncia di un disagio dei Radicali nel gruppo Pd. Di questi tempi non è difficile crederlo, visto lo stato confusionale nei Democratici. Insomma, i Radicali vogliono soltanto confrontarsi: «Pannella - dice ancora Bonino - ha espresso con chiarezza un concetto semplice: da sempre i Radicali sono aperti al dialogo con chi ci riconosce dignità e presenza politica. Per quanto riguarda i nostri temi (regole democratiche, diritti, giustizia ecc...) la nostra è un'interlocuzione a tutto campo. Lo stesso messaggio lo abbiamo lanciato da tempo anche a Bersani, con il quale avremmo piacere di dialogare, se solo lui ne avesse voglia e tempo. Ma finora non abbiamo avuto risposte. Noi siamo sempre pronti», ricorda. Matteo Mecacci non si sbilancia: «È un'iniziativa presa da Pannella, rivolgetevi a lui». Eppure, la mozione di sfiducia al governo ci sarà il 14 dicembre: «C'è tempo per decidere - dice Maria Antonietta Farina Coscioni - Ci confronteremo nel partito e decideremo insieme cosa fare nei confronti del governo». Qualche esponente radicale ammette di essere rimasto spiazzato da Pannella. «Ma sono parole chiarissime - sottolinea la Bernardini- difficili da equivocare perché si riferiscono a temi che tutti noi conosciamo benissimo. Quando ci si riconosce la dignità di interlocutore politico noi non ci siamo mai tirati indietro. Certo Pannella si rivolge al presidente del Consiglio. Ma non è un caso se subito dopo mette il nome di Bersani. Noi Radicali chiediamo a Bersani di "riconoscerci" come interlocutore politico. Finora non abbiamo avuto risposte, evidentemente c'è qualche problema». Sembra proprio, dunque, che i Radicali finiranno più per dare un problema al Pd che a Berlusconi. Anche se non è detta l'ultima parola. «Voterò la mozione di appoggio al governo al Senato? È una domanda che non mi sono posta. Manca un mese o mi sbaglio? - spiega ancora Emma Bonino - La mozione non l'ho letta, non c'è stato dibattito, sulla base di cosa posso decidere? Mi piacerebbe che tutti noi fossimo un po' meno concentrati su quello che avviene nel Palazzo e guardassimo di po' di più ai problemi del Paese che sta letteralmente sprofondando».

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