Incrocio pericoloso: il 14 dicembre fiducia e decisione della Consulta
L'attesa «consultazione» di un'ora al Quirinale con il presidente del Senato Renato Schifani e con il presidente della Camera Gianfranco Fini ha consentito a Giorgio Napolitano di sciogliere l'intricato nodo dei voti sulle mozioni di sostegno e di sfiducia al Governo ottenendo la precedenza per l'esame della legge di bilancio, che dovrà ottenere il via libera dalle Camere entro la prima decade del prossimo mese. È stato stabilito che «subito dopo» il voto finale sul bilancio, previsto entro il 10 dicembre, entrambe le mozioni saranno discusse lo stesso giorno, il 13 dicembre nei due rami del Parlamento e saranno votate il giorno dopo, (lo stesso giorno in cui è prevista la decisione della Consulta sul legittimo impedimento, che forse a questo punto slitterà). Quindi, come sottolinea il comunicato diffuso dal Quirinale, «con la concorde adesione delle forze parlamentari» è stata accolta la sollecitazione del capo dello Stato di dare priorità assoluta, come nel 1994, ai documenti di bilancio «nell'interesse generale del paese nelle attuali difficili vicende finanziarie internazionali». Napolitano non è entrato, né poteva farlo, nella definizione del calendario parlamentare. Si è limitato ad auspicare, come si legge nella nota ufficiale, «una costruttiva intesa fra i presidenti delle Camere e tra gli organismi rappresentativi dei due rami del parlamento», cioè le rispettive conferenze dei capigruppo. Ci hanno pensato i presidenti delle Camere che prima di lasciare il Quirinale hanno deciso di riunirsi fra loro e hanno abbozzato l'intesa sul calendario che sarà sottoposta ai capigruppo. È evidente che il prevedibile voto di sfiducia alla Camera aprirà formalmente la crisi di governo, mentre il voto favorevole che il centrodestra si attende al Senato potrà rafforzare la richiesta di Berlusconi e della maggioranza, sostenitori delle elezioni anticipate, di sciogliere in anticipo solo l'assemblea di Montecitorio. Una richiesta politica. Ma di fronte ad una crisi formale di governo, l'articolo 88 della Costituzione assegna questa ed altre decisioni al presidente della Repubblica. È noto che Napolitano è geloso custode delle sue prerogative. In mattinata, inaugurando la restaurata Biblioteca del Quirinale, il capo dello Stato aveva fatto trapelare la sua determinazione a tenere saldamente il timone fino all'ultimo giorno del Settennato, e anche le sue amarezze. «Spero - ha detto - di non essere costretto, da qui al 2013, a rifugiarmi in questa Biblioteca come in un'oasi rispetto a un mondo politico e istituzionale perennemente perturbato. Mi auguro di potere venir qui serenamente».