Bossi: il governo durerà fino al 27 marzo
Pocheparole per far capire che l'asse con Berlusconi è saldo e che ormai la Lega punta al voto anticipato, ma ovviamente non prima di aver incassato almeno una prima parte della riforma federalista. Lo stato maggiore del Carroccio si riunisce al Senato e prende atto della mediazione di Giorgio Napolitano che, di fatto, delinea una «road map» di quella che per la prima volta viene ufficialmente definita dal Colle «crisi politica». Umberto Bossi (nella foto) fa il punto con il ministro Roberto Calderoli e i due capigruppo di Senato e Camera, Federico Bricolo e Marco Reguzzoni, nello studio della vicepresidente del Senato Rosy Mauro. Alla riunione partecipa anche Renzo Bossi, segno che il Senatur intende coinvolgere sempre più il figlio nelle questioni politiche di rilievo nazionale in modo che possa trarne esperienza per il futuro. L'intervento del Capo dello Stato viene accolto con soddisfazione dal Carroccio. «Paga un po' di qua e un po' di là. Bisogna mantenere la pace», spiega Bossi ai cronisti a Palazzo Madama che gli chiedono un commento. La Lega, d'altronde, intende mantenere un canale privilegiato con il Quirinale: sono lontani i tempi in cui i rapporti tra il Colle e gli esponenti leghisti erano tutt'altro che distesi. Negli ultimi mesi, il Carroccio è intervenuto non di rado a sostegno del Capo dello Stato anche quando le tensioni vedevano coinvolto Berlusconi. Inoltre, il partito del «Sole delle Alpi» mira sempre più ad accreditarsi, anche agli occhi dell'opinione pubblica, nel ruolo di mediatore tra il territorio e la politica, oltre che ovviamente tra Fini e Berlusconi. La parola d'ordine sembra essere quella di tenersi lontano dalle polemiche e dare un'immagine di concretezza mentre nel Palazzo - viene spiegato in ambienti parlamentari - continuano a «litigare per la spartizione di potere e poltrone». Non a caso, Reguzzoni intervenendo alla Camera ha ribadito «la forza dell'asse Bossi-Berlusconi, l'unico che può garantire le riforme di cui ha bisogno il Paese». Ecco, allora, il senso completo delle parole di Calderoli: «Il governo durerà fino al 27 marzo, quindi...» in risposta a chi gli chiede se la Lega teme che il federalismo rischi di non passare per la caduta dell'esecutivo. La riforma federale prima di tutto. La data del 27 marzo 2011, d'altronde, non sembra pronunciata a caso. Il governo, secondo questi calcoli, cadrebbe a gennaio in modo da approvare il federalismo comunale. E l'ultima domenica di marzo, tra l'altro, potrebbe essere un giorno utile anche per lo svolgimento delle elezioni comunali a Milano, Napoli, Torino e Bologna.