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Il polo dei terzi

Rutelli, Fini e Casini

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Il primo ad arrivare è Gianfranco Fini. Il presidente della Camera raggiunge il palazzo di Confcooperative a piedi e viene accolto da qualche applauso e dai deputati liberaldemocratici Italo Tanoni e Daniela Melchiorre. Difficile capire se sia il frutto della fortuna o un'operazione politica lungimirante. Fatto sta che i Liberaldemocratici sono riusciti nell'impresa di radunare attorno allo stesso tavolo, nel momento della loro massima esposizione mediatica, Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli. Cioè le tre gambe del cosiddetto Terzo Polo. Anche se sia il leader dell'Udc che quello dell'Api, arrivando dopo qualche minuto, ci tengono a sottolineare che è un po' presto per classificarli sul terzo gradino del podio. «Prove di primo polo» sottolinea Casini. E Rutelli sottoscrive. Il clima è assolutamente cordiale, come di vecchi amici che si ritrovano dopo un po' di tempo. Non mancano gli abbracci, le strette di mano, i bigliettini, le chiacchierate con la mano che copre la bocca per evitare che qualcuno legga il labiale. Il tema scelto, l'unità d'Italia, consente di volare abbastanza alto senza invischiarsi troppo nelle vicende quotidiane. Fini si limita al suo intervento e dribbla le domande dei giornalisti sia all'arrivo che quando lascia il palazzo di Confcooperative. Tocca così a Casini annunciare che ci sarà una mozione di sfiducia a Silvio Berlusconi firmata da Fli, Udc e Api. Anche se subito aggiunge: «Quello della mozione di sfiducia è l'ultimo dei problemi. Il vero problema è ritrovare il senso di responsabilità comune per affrontare una questione gravissima, perché la maggioranza non c'è più e c'è la necessità di trovare una soluzione che non faccia soltanto galleggiare l'Italia». Preludio al commento di Rutelli che, non appena gli chiedono della mozione, risponde: «Ne parleremo nelle prossime ore». Insomma, l'impressione è che il Terzo Polo, ad oggi, non abbia ancora in mente una strategia chiara per far cadere il premier. La mozione di sfiducia potrebbe essere un atto forte anche per marcare le distanze da Pd e Idv, ma è evidente che molto dipende da Fini e dalla sua volontà di non offrire assist al suo "antagonista". Per il resto, forse perché sta muovendo i primi passi, il Terzo Polo è ancora un oggetto misterioso. E di certo gli interventi dei protagonisti non contribuiscono a chiarirne i contorni. Casini parla della necessità di «stipulare un patto per la nazione, in nome dei valori della storia e del futuro che vogliamo dare all'Italia». «Occorre mettere da parte i personalismi e le rivendicazioni personali - aggiunge - e stipulare un patto per la nazione in grado di ricostruire il tessuto di questa Italia. Mi auguro che in queste ore la politica dei muscoli ceda il campo alla politica della testa e del ragionamento. È finito un governo, è finita un'epoca e oggi è necessario per il nostro Paese aprire una nuova fase. Chi la ostacolerà per interessi personali o attaccamento alla poltrona perderà una occasione storica». Ora la domanda nasce spontanea: in cosa consiste questo patto? È un'alleanza elettorale o un accordo per portare il paese alle elezioni e, poi, ognuno prende la propria strada? Rutelli sembra voler rispondere alla domanda: «In politica è tempo di unire coloro che fino a poco tempo fa erano lontani, unirsi su visioni del futuro. Oggi qui ci sono politici che hanno fatto parte di schieramenti diversi, ma in questo momento così critico per la vita nazionale hanno punti in comune sempre più importanti». E Fini? Il presidente della Camera fa un discorso più istituzionale. Ma non rinuncia a togliersi qualche sassolino dalle scarpe. Come quando parla della necessità di «uscire dalla logica dello scontro»: «In questa fase non ci possiamo permettere una politica che veda soltanto nell'altro il nemico. Il problema non è il bipolarismo, ma il modo in cui è stato articolato in Italia. Soltanto in Italia la semplice ricerca di un compromesso, di ciò che può unire, viene immediatamente bollata come la peggiore politica e come tradimento di chi sa quale messianico mandato degli elettori». Il punto è che per ora, l'unico compromesso su cui il Terzo Polo, sembra assolutamente unito e compatto è uno solo: liberarsi di Berlusconi. Per decidere cosa fare dopo c'è tempo.

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