Il destino di Montezemolo da uomo nuovo a sconfitto
Questione di una "elle" in più o in meno, e il sogno diventa subito satira. Così, aggiungendo al titolo della storia l’iniziale del nome del protagonista, dal Terzo Polo si finisce a parlare del Terzo Pollo. Quello che non disdegnerebbe di guidare l’Italia verso un futuro radioso, e invece è rimasto intruppato in un volgare ingorgo, come neppure nei peggiori incubi sul Raccordo Anulare. Uno che sperava di lanciare il suo sorpasso sulla scena politica sfruttando il trionfo Ferrari, ma che da presidente della scuderia dovrà necessariamente assumersi la responsabilità della lunare decisione di aver richiamato Alonso ai box per marcare Webber, lasciando così involare Vettel verso il titolo iridato. Ora, dopo una sportellata di questo tipo (ci mancava solo che quelli della Red Bull gli suonassero il clacson al traguardo) uno si aspetta un gesto nobile, adatto alla gravità del momento. Glielo suggerisce, da acceso supporter della Rossa, nientemeno che il verdepadano Calderoli: «Dimettiti». E Luca che risponde? Concede, bontà sua, che non è stata colpa di Alonso, elogia il team e poi conclude: «C'è una grande Italia che combatte e non molla nulla fino alla fine, spesso vince ma talvolta perde, ma non si arrende. Ci sono invece piccole persone, per fortuna una minoranza, che fanno sistematicamente il tifo contro il Paese e i suoi simboli». Concentratevi su queste ultime undici parole dell'ineffabile Monty: «Fanno sistematicamente il tifo contro il Paese e i suoi simboli». Se Freud non ha lavorato invano, se ne deduce che Luca Cordero dei marchesi di Montezemolo ritiene di incarnare la storia fulgida del Belpaese, e di poterne afferrare le redini, come dimostra il nome della sua fondazione, «Italia Futura». Eppure, è stato appena rovinosamente disarcionato dal Cavallino, lui che immaginava di superare per destrezza il Cavaliere. Questi, invece, sorrideva beffardo dopo la vittoria del suo Milan nel derby. Lo sport è sempre una metafora della vita. In una sola giornata, può evocare suggestioni politicamente devastanti. Che ne sarà di Luca, adesso? Fini, Casini e Rutelli confidavano in lui per mettere su questo benedetto Terzo Polo (con una sola "l"), e di fondare finalmente - in assenza di un'opposizione chic - il Centro Cashmere. Chi meglio del marchese Cordero eccetera per sbaragliare la destra frantumata e la sinistra immaginaria? Di questo dandy che - a scorrerne la biografia - par di leggere le pubblicità di un periodico patinato? Di questo stakanovista che ha trascorso ubiquamente l'esistenza nel tedio necessario di mille consigli d'amministrazione, da Campari a Cinzano, da Tod's a Ballantyne, da Poltrona Frau a Thonet, da Indesit a Rcs video, da Maserati a Fiat? Chi meglio di questo insider onnisciente per dare la spallata decisiva al Berlusca? Lo ha invocato per ultimo Cacciari, e Monty è parso ancora nicchiare per la scesa in campo, segretamente gongolando per sentirsi temuto, nelle steppe post-comuniste, da quel Vendola che ha gridato: «No all'homo novus costruito in laboratorio!». Però non è che Monty se ne stia lì a limarsi le unghie: prima dell'esperienza alla guida della cosa pubblica deve pensare a quella privata: entro l'autunno 2011 vuole far partire i 25 treni della sua Ntv, in dichiarata concorrenza con Trenitalia, il cui amministratore delegato Moretti non lascia passare giorno senza lanciare scintille sui binari. Gli avversari di Monty opinano infatti sulla sicurezza dei convogli Agv ad altissima velocità, prodotti dalla francese Alstom: del resto, i transalpini hanno piazzato dei loro consiglieri nel board di Ntv, e qualche leghista (sempre loro, maliziosi) ha notato: 1) che «l'italianista Montezemolo compra treni in Francia» e 2) «che per dar vita all'impresa ferroviaria Ntv la licenza fu rilasciata in poco più di un mese a cavallo tra il 2006 e il 2007». Al tempo cioè, in cui Luca marchese eccetera, da numero uno di Confindustria non lesinava critiche all'Esecutivo del Professore: con interviste tipo quella al "Wall Street Journal" in cui aveva mandata a dire a Prodi che «non ho visto un solo sforzo per ridurre la spesa. E allo stesso tempo le tasse sulle aziende sono aumentate». Perchè, va detto, da sempre il candidato premier-ombra del Centro Cashmere si distingue per l'ottimizzazione dei costi d'impresa. Era stato infatti lui, sin dal 1986, il Direttore Generale del comitato organizzatore di Italia '90. E - certo questo pover'uomo non poteva essere incolpato per le alzate di ingegno dei progettisti - gli sportivi ancora ringraziano per quegli stadi smontati e ricostruiti con una manciata di spiccioli, mentre la pioggia ti cade in testa da quelle coperture avveniristiche. I romani vanno fieri della realizzazione della Stazione Farneto, alle pendici di Monte Mario. D'accordo, non era colpa di Monty se poi fu utilizzata solo per farci arrivare quattro treni di tifosi e poi destinata ai rave-party e alla chiusura per il temuto crollo della galleria, dovuto a un errore nello scavo. Un'operina da 17 miliardi di lire, un affarone. Ma l'Italia Futura può sperare nel supertecnico che andò a studiare da leader in America nei giorni della vittoria di Obama. Con una punta di invidia per gli americani di fronte a una svolta epocale, l'aristocratico Montezemolo disse: «L'affermazione di Barack dimostra che la mobilità sociale e il riconoscimento del merito sono i motori della democrazia e dello sviluppo. È la grande lezione che il nostro Paese, bloccato dal corporativismo e dalla mancanza di ricambio, dovrebbe imparare. Vincono le nazioni capaci di premiare il merito e di dare opportunità ai giovani». Così il giovane di umili origini Luca, classe 1947, si era preparato. Era lui il Pezzo di Ricambio. Bastava solo la vittoria della Ferrari, la partecipazione già concordata da Fazio in tv, poi l'annuncio. E invece. Maledetta Red Bull. Diavolo d'un Cavaliere.