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Masi: "Con Fli e Democratici anche Pdl, Lega, Udc e Idv"

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Roberto Benigni e Roberto Saviano in

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Volendo cominciare lì dove Fabio Fazio e Roberto Saviano avevano terminato la prima puntata di «Vieni via con me», dando un seguito al loro alternato (e anche abbastanza scontato in verità) elenco di «Vado via perché...», «Resto qui perché...», verrebbe quasi da dire: «Vado via perché se zittiscono Vittorio Feltri per tre mesi va tutto bene (anzi c'è chi storce il naso perché al direttore del Il Giornale hanno ridotto la sanzione), mentre qualsiasi provvedimento preso dal direttore generale della Rai a tutela del pluralismo diventa automaticamente censura».   L'ultimo atto dell'eterna querelle tra chi difende la libertà di insulto al Cav, pardon di espressione e il dg Rai, riguarda l'invito fatto da Fazio e Saviano a Gianfranco Fini e Pier Luigi Bersani per la prossima puntata di «Vieni via con me». Il vicedirettore Rai Antonio Marano, dopo aver sentito Masi, ha spedito una nota di servizio al direttore di Raitre Paolo Ruffini evidenziando come nella «Scheda Prodotto Programma» non fosse prevista la presenza di politici e che, secondo una raccomandazione della Vigilanza Rai del marzo 2003, i programmi di intrattenimento possono ospitare esponenti dei partiti solo per questioni di loro stretta competenza. La polemica è esplosa in un batter d'occhio, ripetendosi puntualmente in ogni sua fase: Ruffini e Loris Mazzetti (il capostruttura di Raitre) hanno risposto picche a Masi sostenendo di non violare alcuna regola dal momento che si tratta di «un programma di approfondimento culturale e non un varietà, esattamente come Che tempo che fa».   Pd, Idv, i finiani e - immancabile - Farefuturo hanno urlato alla censura. Il consigliere Rai Nino Rizzo Nervo ha attaccato Masi («No ad abusi di potere» «Masi conosce la tv solo come un elettrodomestico»). Il presidente di viale Mazzini Paolo Garimberti ha reso noto che «il pluralismo si fa aggiungendo voci e non sottraendone». E Fini e Bersani - della serie quando gli ricapita di fare campagna elettorale di fronte a sette milioni di persone in un momento politico così delicato - hanno accettato l'invito, garantendo contro tutto e tutti la loro presenza («Non sarà Masi a dirmi dove io devo andare», ha detto temerario il leader del Pd). Dato il caos generale, viale Mazzini ha allora chiarito le sue motivazioni, evidenziando la necessità dell'azienda di tutelare i criteri di contraddittorio e pluralismo: l'invito a Fli e Pd deve essere esteso anche Pdl, Lega, Udc e Idv. Questa la richiesta avanzata con una nuova missiva da Marano e Masi, al direttore di Raitre. La «scheda proposta programma» approvata dal Cda, segnala la nota, è l'unico elemento aziendale rilevante proprio a definire i contenuti di un programma ed eventuali deroghe in via eccezionale devono essere approvate dal direttore generale. Deroghe o no, Fini e Bersani a quanto pare ci saranno.   I «due compari» non dovrebbero dar vita ad un talk show in studio, ma in linea con la «drammaturgia» del programma, interverrebbero in due momenti distinti, l'uno spiegando cosa vuol dire essere di destra e quali sono i valori fondanti della cultura di destra, quali gli aspetti positivi e negativi, l'altro facendo altrettanto per la sinistra. Della serie: «Resto qui perché voglio vedere quanti tra i sette milioni di probabili telespettatori riescono a capire chi dei due parla dei valori fondanti della destra e chi di quelli della sinistra».  

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