Il Paese alla rovescia
Viviamo nel Paese alla rovescia. Il Dittatore che controlla la Rai non conta un fico secco e i suoi presunti martiri lo fanno a pezzi, dando il megafono ai suoi nemici. Ridono e godono urlando ai quattro venti che c’è un tiranno e la democrazia è in pericolo. Berlusconi, l’uomo che telecomanda gli italiani non riesce neppure a fare zapping sulla Rai, mentre Santoro, Fazio, Saviano tirano uova marce in faccia al direttore generale Mauro Masi e sghignazzano per il sottosopra che si realizza in diretta. Viviamo nel Paese alla rovescia. La stampa di sinistra asfalta Berlusconi, i suoi alleati e persino i giornalisti non allineati al pensiero unico. Ogni giorno la catapulta progressista lancia palle di fuoco e pece bollente. Io dico, fate pure, ma lasciate che a questo gioco da trincea partecipino anche i giornali che la pensano diversamente. Cosí, visto che vi piace tanto la rivoluzione, rendiamo la cosa più vivace. No, non è possibile. E allora a Vittorio Feltri, direttore del Giornale, viene negato il diritto di scrivere per tre mesi. Manca l’intervento della buoncostume, ma non disperiamo, prima o poi contesteranno a Feltri anche il colore delle mutande. Viviamo nel Paese alla rovescia. Il presidente della Camera fonda un partito e si erge a novello moralizzatore. Applausi a scena aperta. E guai e minacce a chi racconta che la suocera aveva un appalto alla Rai, che il cognatino vive in una casa in affitto a Montecarlo che era di An, che la carica istituzionale non prevede l’immunità dalla critica. Ora sfascerà il governo nel pieno di una speculazione globale sul debito sovrano. E tutti applaudiranno lo Statista a prescindere. Viviamo nel Paese alla rovescia. Da sedici anni Berlusconi è sulla scena politica, è stato spesso al governo ma se guardiamo il regime, l’establishment e chi conta davvero, il Cav è un dilettante colpevole di esserlo: ha lasciato crescere i suoi avversari, li ha premiati e coccolati. E chi ha sostenuto l’idea vincente e l’ha fatto usando l’arma dell’intelligenza e della libera circolazione della cultura è ancora là che aspetta Godot. Non s’è mai visto sulla terra un movimento più inetto, ingiusto e ignaro della meritocrazia nella selezione della classe dirigente e nello spoil system. Si sono fatti governare dai nemici e pugnalare dagli amici. Che bello, il Paese alla rovescia.