Scatta l'operazione "mutande segrete"
Sembra proprio che il premier Berlusconi non avrà scampo. La sicurezza delle sue case (e dei suoi ospiti) sarà vivisezionata dagli esperti. In una lettera il presidente del Copasir, Massimo D'Alema, ha rinnovato la richiesta di audizione al Cavaliere. I finiani fanno sponda, il Pdl non ci sta. «In verità il presidente del Consiglio deve riferire, ascoltare e interloquire con il Comitato per la sicurezza della Repubblica sulle questioni di sua competenza. È la legge che prevede che il premier periodicamente riferisca al Copasir. Berlusconi non l'ha mai voluto fare. Questa è la quarta lettera inviata: tre ne ha mandate il mio predecessore Francesco Rutelli. È essenziale che lui faccia ciò che deve fare. Come in tutti i Paesi democratici il premier risponde al Parlamento» ha spiegato D'Alema. Qualche ora prima, in una intervista a Sky Tg24, D'Alema aveva sottolineato che in questa fase «diventa ancora più necessario sentirlo, per tante ragioni che sono legate non soltanto ai temi della sicurezza nazionale ma anche ai temi del rapporto tra controllo parlamentare e funzioni di governo e sono legati anche ai problemi della sicurezza della sua persona». I finiani controfirmano. «Molte delle sedi personali del premier sono state dichiarate sedi istituzionali, è giusto capire come in queste strutture venga condotta la sicurezza di Berlusconi, che non è una persona privata ma il capo del governo italiano, con tutte le conseguenze del caso» dice il deputato di Futuro e libertà, Enzo Raisi. Netto anche il finiano Carmelo Briguglio, membro del Copasir: «Come si fa a non essere allarmati di fronte a immagini come quelle di Lele Mora che entra senza controlli con la sua auto con ospiti a bordo nelle dimore del premier?». Il deputato si riferisce ai video pubblicati dal sito web del settimanale Oggi, che mostrano Lele Mora arrivare ad Arcore in auto insieme a giovani amiche. Intervistato da Repubblica, Briguglio spiega che «il problema da affrontare in termini non più rinunciabili come questione di Stato è l'inesistenza di barriere rassicuranti per l'accesso alle residenze di Berlusconi». «Senza controlli adeguati non esiste la certezza che le persone che si recano nelle sue dimore private non siano al servizio di intelligence straniere o di Paesi ostili», argomenta il deputato di Fli, che si dice anche «preoccupato dell'uso delle scorte del capo del governo in compiti del tutto estranei a quelli istituzionali». Sulla convocazione di Berlusconi da parte del Copasir, «il comitato è stato soft e indulgente per motivi di cortesia istituzionale», afferma ancora Briguglio. Tuttavia, «visto il moltiplicarsi di episodi come il Rubygate, il cui numero è ormai incontrollato, si impone la necessità di rivolgergli una richiesta decisa alla quale non ha alcuna possibilità di sottrarsi». Il Pdl fa quadrato e rimanda le provocazioni al mittente: «Il presidente D'Alema ha perso l'ennesima occasione per aderire a quella leale collaborazione istituzionale cui la nuova legge sui Servizi segreti è ispirata. L'iniziativa assunta è invece la prova evidente del tentativo di piegare il Copasir ad arma impropria di lotta politica» spiega il vicecapogruppo del Pdl alla Camera e componente del Copasir, Gaetano Quagliariello. «La richiesta perentoria avanzata nei confronti del presidente Berlusconi - prosegue - mal si attaglia ai precedenti in materia di convocazione dei presidenti del Consiglio, allo spirito della normativa e anche alla lettera della legge, se si ha la pazienza di leggere il citato articolo 31 comma 1 nella sua interezza e non solo nel rigo che fa comodo evocare. Il comportamento di D'Alema è dunque chiaramente strumentale, e si spiega solo con la volontà di speculare e trascinare il Copasir in una campagna di delegittimazione che respingiamo con forza. Sarà il presidente Berlusconi a valutare i tempi della sua partecipazione ai lavori del Copasir». Parla chiaro anche il numero uno del Pdl a Montecitorio, Fabrizio Cicchitto: «Confermo il mio netto dissenso rispetto all'iniziativa del presidente D'Alema di inviare una lettera al presidente del Consiglio invitandolo a comparire davanti al Copasir, perché tale lettera non deriva e non discende dalla attuazione di una legge, ma è evidente come essa rientri in una campagna strumentale - e dunque politica - in corso contro Silvio Berlusconi».