Al ribaltone crede solo Rutelli
Giorgio Napolitano lo ha lasciato intendere in più di un'occasione. Il capo dello Stato non vede di buon occhio la possibilità che si arrivi a un governo tecnico: in troppi penserebbero alla benedizione da parte sua di un vero e proprio ribaltone. Anche Gianfranco Fini, nel suo discorso di Perugia, ha allontanato questa ipotesi, tentando di smarcarsi dai leader dell'opposizione. Tra gli scenari possibili, insomma, quello del governo tecnico è quello che si allontana sempre più. Ormai ci crede - ci spera - solo Francesco Rutelli. Ieri, infatti, il leader dell'Api è tornato a ipotizzare un esecutivo di transizione per gli interventi più urgenti. «Se questo governo viene meno, e sta venendo meno, bisognerebbe tentare la strada di un governo che faccia le cose urgenti per l'economia, per il lavoro, per la crisi economica e le famiglie», ha spiegato. Anche Antonio Di Pietro ha cambiato idea. Se prima, infatti, era disposto ad allearsi «anche col diavolo pur di mandar via Berlusconi», adesso il leader dell'Idv si è ricordato dell'importanza della sovranità popolare: «Noi non parteciperemo a un ribaltone. Possiamo condividere che si faccia prima una legge elettorale, ma chiediamo che di questa legge si cominci a discutere subito. Se con questa scusa si dovesse fare il governo tecnico, noi non vi parteciperemo, dando l'appoggio esterno per 90 giorni e cominciando ogni giorno uno di noi ad alzarsi e dire meno 89, meno 88, e quando suona la campana tutti a casa».