Sul barcone ci finirà l'Italia
Più immigrati per tutti. Mentre il Capo dello Stato nemmeno 24 ore fa invitava tutti a riflettere sulle conseguenze di una crisi di governo, il gruppo dei finiani alla Camera ieri ha votato un emendamento presentato dai Radicali che rimette in discussione il trattato firmato dall'Italia con la Libia in materia d'immigrazione. La faccenda può essere riassunta così: la politica dei respingimenti è archiviata e i libici da questo momento si sentiranno autorizzati a lasciar filtrare dalle loro coste verso i Paesi che si affacciano sul Mediterraneo (Italia in testa) tutti i clandestini che vorranno. Mossa di grande saggezza, soprattutto proprio nel momento in cui Bossi dovrebbe fare il pontiere con Fini. Il voto di Futuro e Libertà è di una disarmante irresponsabità e non mi riferisco tanto al tema politico (la maggioranza è cotta), quanto a quello molto più pratico che i seguaci di Fini hanno volutamente ignorato. Nascondendosi dietro il tema dei diritti umani, i finiani hanno fatto un cinico calcolo per mettere in pratica quello che in guerra si chiama «show of force», mostrare i muscoli. Ma mentre i futuristi si divertivano in aula ad affondare l'esecutivo per spaventare qualche parlamentare senza futuro e pilotare la crisi verso soluzioni diverse dal voto anticipato, a Ginevra il viceministro libico per gli Affari europei Abdelati Al-Obeidi, di fronte alla Consiglio dell'Onu sui diritti umani affermava: «La Libia non è la polizia di confine dell'Europa». Traduzione: attenti, la lotta all'immigrazione clandestina non possiamo farla da soli e gli oneri vanno condivisi con il Vecchio Continente che non può accogliere tutti quelli che premono alla frontiera. È un avviso ai naviganti. Avanti così, facciamoci del male. Tanto sul barcone alla fine ci sarà l'Italia.