Silvio-Umberto: avanti fino a dicembre
Avanti così. Avanti così almeno fino a dicembre. Dopo si vedrà. Berlusconi vede Bossi e ribadisce la linea. Non rispondere alle provocazioni, glissare su Fini e proseguire con il programma. Anzi, il Cavaliere decide di recarsi stamattina in Veneto. Ci andrà accompagnato da Bossi. E faranno un sopralluogo nelle zone colpite dal maltempo dopo che gli industriali della zona hanno minacciato un vero e proprio sciopero delle tasse. La pioggia aiuta a sciogliere i rapporti. Soprattutto tra Berlusconi e Napolitano. Il presidente della Repubblica è molto preoccupato per quanto sta accadendo in Veneto, chiama il presidente della Regione Luca Zaia e oggi si recherà a Padova e a Vicenza. Zaia poi parla con Berlusconi e Bossi che decidono di raggiungere anche loro le zone alluvionate. Nelle stesse ore il Colle fa filtrare una posizione chiara: fermi tutti, approvate prima la Finanziaria. Niente crisi per il momento. Indubbiamente un aiuto per il Cavaliere. Che vuole andare proprio su quella strada. Vuole andare avanti. Stanare Fini. Costringerlo a uscire allo scoperto e decidere, passare dalle parole (con le quali è un fuoriclasse) ai fatti. «Siete sicuri che i finiani si dimetteranno? Voglio proprio vedere se Ronchi, Urso, Menia e Bonfiglio mollano?», dice Berlusconi a un fedelissimo che lo sente a telefono. Evidentemente gli devono essere arrivate alle orecchie le indicazioni che lo stesso Fini ha dato ai suoi: state fermi, aspettiamo che cosa dirà Berlusconi in prima persona. Un finiano aggiunge: «Se Berlusconi dirà: "Rifiuto l'offerta di Fini". Allora i nostri si dimetteranno. Ci deve essere un'esplicita presa di posizione, di bocciatura esplicita della nuova fase che reclama Gianfranco. Altrimenti, tutti fermi». Ci sono anche finiani che minimizzano e spiegano che in realtà il presidente della Camera a Perugia (dove tra l'altro era stato invitato a intervenire anche Roberto Saviano, che però ha rinunciato) voleva fare un ragionamento pacato, è stata la reazione della folla, quel boato, a far tracimare tutto. Sarà, quel che è sicuro è che dagli uomini di Fli arrivano segnali più rassicuranti, più sereni rispetto alla domenica. Sono in attesa, aspettano le mosse del Cav. E il Cav vuole vedere se avranno davvero il coraggio di andare fino in fondo. E se invece facessero sul serio e si dimettessero? Ha pronto anche un piano B. Si va avanti, i membri di Fli dimissionari verrebbero rimpiazzati. Dunque, Silvio prosegue dritto per la sua strada. A parlare sono gli atti, i fatti. Stamattina in Veneto, oggi pomeriggio ritorna a L'Aquila. Assicura a Bossi che il federalismo, l'unico provvedimento che davvero gli interessa, andrà in porto. A conclusione del vertice viene diramata una nota dai leghisti in cui si parla di «incontro postivo e proficuo» con la decisione «di proseguire con l'azione riformatrice per realizzare il programma». Asse anche per ciò che riguarda «i problemi del Paese e le azioni da realizzare». Non potrebbe essere altrimenti per i leghisti, basta tendere l'orecchio verso Radio Padania, l'emittente leghista, per capire. Per Fini i toni sono stati pressoché tutti negativi: «A casa!» o, dal Veneto incattivito «Siamo qui nella m...fino al collo, siamo qui a spalare e adesso arriva Fini con le sue balle sulla prima Repubblica! Basta! Fini è il peggio». Al di là dell'emergenza la Lega vuole andare avanti soprattutto sui due decreti attuativi che stanno compiendo il loro percorso istituzionale e potrebbero arrivare a compimento entro la fine dell'anno (quando dovrebbe essere approvata la Finanziaria). Che una sottospecie di tregua possa reggere ben poco ne è conscio persino Gianni Letta. Il sottosegretario alla presidenza, riferisce l'Asca, nel corso di un intervento presso l'Istituto di Studi politici San Pio V, non passano inosservate. Ovvero, «il governo che non so per quanto tempo ancora rappresento» e «gli incarichi pubblici sono sempre pro tempore, espressione mai stata tanto puntuale». Poche parole. Ma molto puntuali, è il caso di dire.