L'Udc aspetta ma già pensa al terzo polo con Fini e Rutelli
.Il leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, non si sbilancia. Precisa che è comunque «fondamentale» che si crei una «forza della nazione per superare questo clima di odio» e su una possibile discesa in campo di Luca Cordero di Montezemolo glissa: è positivo che ci sia un contributo da parte di «gente che proviene dal mondo esterno alla politica». Casini è prudente anche sull'ipotesi di entrare nel governo: «Siamo a livello di gossip» dice e ironizza sul leader del Carroccio: «Bossi dice che non mi vuole, quindi sto tranquillo». Sul premier Berlusconi, però, il numero uno dell'Udc ha le idee chiare: «Questo governo è giusto che si dimetta perché così com'è non va avanti». Cosa succederà dopo la crisi tra Fli e Pdl «dipende da Berlusconi: se vuole cercare di tirare a campare con un governo che non ha nemmeno più la fiducia di una sua componente è un problema suo, ma sta diventando anche un problema degli italiani: non serve un governo che governicchia». Secondo Casini «servirebbe un governo di responsabilità nazionale che metta insieme le persone che vogliono risolvere i problemi». Netto il segretario centrista, Lorenzo Cesa: «Il problema in questo momento è dare stabilità, quindi serve un governo che affronti non solo la riforma elettorale, ma soprattutto le questioni che riguardano la vita degli italiani». Quanto a un eventuale nuovo premier, Cesa sottolinea: «Quando il presidente della Repubblica ci chiamerà, esprimeremo a lui la nostra opinione» e aggiunge: «Noi da due anni e mezzo cerchiamo di costruire un'alternativa a questo sistema che ora sta crollando: Fini esce da una parte e Rutelli dall'altra. Il nostro obiettivo è costruire al centro un grande polo per la nazione ed è un lavoro che continueremo a fare». Ne è sicuro anche il leader di Api, Francesco Rutelli: «In Italia dobbiamo fare come hanno fatto in Israele Sharon e Peres dando vita a Kadima». Poi aggiunge: «Vedo le condizioni per la nascita di un nuovo polo, assieme all'Udc di Casini e al movimento di Fini, trovando l'intesa su un programma forte e coraggioso».