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Onore a Casini l'unico vincitore

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Frai primi, fra i vincitori cioè, può essere senz'altro annoverato Pier Ferdinando Casini. È stato definito «il convitato di pietra», quello che tutti invocano senza che lui faccia nulla. Il leader dell'Udc può rivendicare a tutti gli effetti i diritti d'autore per la convention umbra di Fli. A partire dalle conclusioni. L'indicazione infatti di chiedere le dimissioni del presidente del Consiglio per poi aprire la fantomatica fase nuova del governo non corrisponde ad una trovata estemporanea dei seguaci di Fini ma è esattamente la piattaforma politica che Casini ha offerto a Berlusconi alcuni mesi addietro. Non solo. Dalla centralità della famiglia alla rivalutazione della Prima Repubblica, dal richiamo al Ppe alle indicazioni sul federalismo, le parole del numero uno di Monte Citorio non sono sembrate molto diverse da quelle che da anni pronuncia il suo predecessore. Se invece delle insegne di Fli vi fossero state quelle dell'Udc, nessuno si sarebbe accorto delle differenze. Nonostante il futuro possa unirli, è il passato a segnare una non trascurabile divergenza fra Gianfranco e Pier. Se pure in passato – nei due esecutivi Berlusconi nel periodo 2001-2006 – i due bolognesi avevano dato vita a quello che i giornalisti definirono il sub-governo, non sono mancati quegli stop and go che hanno portato Casini fuori dall'asse del leader di FI e Fini invece nel cuore della sua orbita. Questo scenario ha avuto una plastica evidenza nel 2008 quando l'ex segretario giovanile dell'Msi fece inversione ad «U» e, dal guidare il fronte dell'opposizione interna al centrodestra, si ritrovò a liquidare frettolosamente An per aderire alla svolta del Predellino, alla nascita del Pdl. Casini fece una scelta diversa. Non salì sulla barca che si apprestava a salpare verso il traguardo della vittoria elettorale e mantenne, fiero, le insegne del suo partito. Poteva scomparire – come accadde a Rifondazione Comunista – ma la convinzione sconfisse la convenienza. Oggi, dopo una traversata nel deserto non ancora conclusa, Casini può rivendicare il merito di una posizione non facile, non sempre apprezzata ma sempre chiara. Anche nel rapporto con Berlusconi. Mai attaccato sul piano personale ed anzi sostenuto nei dossier sulla giustizia affinché potesse essere garantita la funzione di premier, Pier e Lorenzo non hanno ceduto alla lusinghe. Che ci sono state e non proprio per uno strapuntino. E ancora: Casini e Cesa in questi mesi hanno ripetuto come un mantra «Caro Silvio, apri la crisi e scopriamo le carte di tutti». A questo punto Berlusconi sceglierà cosa fare e infine gli elettori diranno la loro. Intanto, onore a Casini: un leader che non ha la lingua biforcuta.

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