Con le elezioni Fli rischia grosso
L'unica voce "fuori dal coro" è quella di Luigi Crespi. Nell'ultimo sondaggio svolto per Generazione Italia, e pubblicato il 5 novembre, Futuro e libertà viene dato all'8%. In ascesa rispetto alla rilevazione precedente (28 ottobre) che lo dava al 7.4%. Non la pensano così i suoi colleghi che, quasi all'unanimità, fissano al 5% l'asticella per il partito di Gianfranco Fini. Certo, c'è chi, come la sondaggista del Cavaliere Alessandra Ghisleri (Euromedia Research), parla di una «forbice» del 3-5%. E, chi, come Emg (istituto utilizzato dal Tg di La7), parla del 5.7%. Ma il risultato non cambia. Secondo le rilevazioni delle ultime settimane, se si andasse al voto domani, Futuro e libertà otterrebbe una percentuale di voti che, con l'attuale legge elettorale, rischia di essere insignificante. Lo spiega bene il direttore di Ipr Marketing Antonio Noto: «Fini ha toccato il punto di massimo consenso a luglio, quando portava avanti una linea antiberlusconiana e non diceva di voler essere la "terza gamba" del governo. In quel periodo era al 7-7.5%. Poi, con il passare dei mesi, la percentuale è scesa. Il giorno dopo il voto di fiducia ai 5 punti del premier è arrivato al 4.5%, ora è intorno al 5%. La verità è Fli ruba solo un 2% di elettori del Pdl. Attualmente il presidente della Camera è posizionato nella galassia dei leader antiberlusconiani e "pesca" tra coloro che, alle ultime elezioni, hanno votato per il centro, il centrosinistra o si sono astenuti». Insomma, prosegue Noto, «più si pone come "terza gamba" del centrodestra e più perde consensi. Ha dimostrato che Fli non è un partito dell'1-2%, ma il suo 5-6% rischia di essere nullo con questa legge elettorale. Per questo spingono per cambiarla. Certo, con tutti i rischi che questo comporta, Fini potrebbe traghettare i suoi verso il centro, ma a quel punto chi sarebbe il leader: lui o Casini?» In realtà, secondo l'ultimo sondaggio Ipsos (pubblicato il 3 novembre per il Sole 24 Ore) la costruzione di un "Grande centro" aiuterebbe Fli che passerebbe dal 5.1% raccolto in solitaria al 7.5% ottenuto assiema a Udc, Api e Mpa. Voti che non impedirebbero comunque al Cavaliere di ottenere la maggioranza alla Camera mentre al Senato il polo di centro sarebbe comunque decisivo. Certo, prima di lanciarsi in previsioni, bisognerà capire cosa succederà dopo il discorso di ieri. Ghisleri non si sbilancia: «Bisogna valutare quanta gente è rimasta colpita dalle parole di Fini e in che modo. Quanti hanno ascoltato tutto il discorso? Quanti hanno veramente nostalgia della Prima Repubblica come ha detto il presidente della Camera? Sono valutazioni da fare. Ma una cosa è certa: i cittadini, da sempre, desiderano un Paese governato in maniera costruttiva e non distruttiva».