Ora si svegliano gli sciacalli del Pd
Undisastro annunciato. Uno scempio archeologico sul quale, ora, gli incendiari della sinistra promettono battaglia. E così, proprio nel giorno in cui a Pompei si tenta di mettere in sicurezza quel poco che resta della Domus dei gladiatori, i contestatori scaldano i muscoli e preparano la polemica. E così, in barba all'appello lanciato dal ministro dei Beni culturali, Sandro Bondi, che chiedeva esplicitamente di non alimentare «polemiche sterili e strumentali» facendo tesoro di quanto è accaduto «per capire l'importanza della salvaguardia del nostro patrimonio culturale e della necessità di uno sforzo comune per conservarlo e trasmetterlo alle generazioni future», il centrosinistra ha preferito indossare l'elemetto e attaccare il governo. Un rimprovero partito da Manuela Ghizzoni ed Emilia De Biasi, deputate del Pd in commissione Cultura, che hanno immediatamente chiesto al governo di presentarsi in Aula a riferire sul crollo della Domus. Il tutto corredato da una pungente polemica: «Quello che è avvenuto a Pompei negli ultimi due anni è vergognoso. Dopo chiusure, commissariamenti, interventi della protezione civile, il risultato è un crollo che provoca indignazione in tutto il mondo. Sono insopportabili l'indifferenza avuta da tutto il governo e l'inadeguatezza del ministro Bondi, che dovrebbe trarre le conseguenze dal modo dilettantistico con cui ha gestito la situazione. Anche gli interventi della finanziaria con nuovi pesanti tagli - concludono - dimostrano la sottovalutazione dei problemi da parte del governo». Poco importa quindi se il ministro Bondi, che oggi sarà a Pompei dove alle 13 incontrerà i responsabili del ministero e dell'area archeologica, aveva già alzato la voce chiedendo al governo maggiori fondi «per provvedere a quella manutenzione ordinaria per la tutela e la conservazione dell'immenso patrimonio storico artistico di cui disponiamo» spiegando, al tempo stesso, che le cause del crollo non sono riconducibili a negligenze ma «ad uno smottamento del terrapieno che si trova a ridosso della costruzione», all'opposizione interessa usare il disastro di Pompei per criticare la Finanziaria. Un attacco portato avanti anche dall'ex ministro dei Beni culturali Francesco Rutelli che ha rivolto il suo sfogo contro il ministro dell'Economia: «Tremonti non si rende conto di quanto l'Italia pagherà i tagli sconsiderati ai finanziamenti per la tutela del patrimonio storico, artistico e architettonico. Sono ferite mortali all'immagine dell'Italia e al fatturato turistico nazionale». Posizioni riprese anche dall'ex segretario del Pd Walter Veltroni: «Il crollo avvenuto a Pompei è l'ennesima prova del disinteresse del governo per la cultura. Durante il primo governo Prodi, quando io ero ministro della Cultura, raddoppiammo gli investimenti per questo settore, nonostante la manovra finanziaria necessaria a raggiungere l'euro, e dotammo Pompei di quella normativa necessaria a tutelare e valorizzare quello straordinario patrimonio culturale. Oggi - conclude - disinvestire dalla cultura è disinvestire dal sistema Italia». Ma non solo dal Pd piovono critiche, anche il segretario dei Radicali, Mario Staderini, alza la voce e propone una diversa chiave di lettura di quanto è accaduto a Pompei: «C'è una verità che stenta a venire a galla: la politica dei beni culturali marginalizza il patrimonio artistico "non cattolico". Da anni, infatti, Governo ed enti locali riservano prevalentemente all'arte sacra ed ai beni ecclesiastici i fondi pubblici dedicati ai restauri e alla conservazione di monumenti. Non è un caso che gli ultimi tre Ministri - Bondi, Rutelli e Buttiglione - siano tra i politici più introdotti OltreTevere».