Attenti, uno zombie s'aggira per l'Italia
I veri scandali. É questo il marcapagina del quotidiano che state leggendo, cari lettori de Il Tempo. Abbiamo dato una sequenza diversa al giornale domenicale, riunito in un corpo unico una serie di inchieste e fatti che insieme compongono un affresco impietoso del nostro Paese. Non ci siamo iscritti al club dei catastrofisti, ma fin dal primo giorno della mia direzione ho detto che ci saremmo fatti guidare dalla bussola del realismo e dalla lezione di uno dei più grandi pensatori di tutti i tempi, quel Niccolò Machiavelli citato spesso, letto poco e per niente compreso da quella che dovrebbe essere la classe dirigente del Paese. Il presidente Giorgio Napolitano ha espresso la sua indignazione per il crollo a Pompei. Ci associamo al suo sdegno, ma nel centocinquantenario dell'unità d'Italia è giunta l'ora di fare una seria riflessione sul carattere degli italiani. Il professor Roberto Vivarelli ieri durante la lettura annuale della Fondazione Magna Carta (ne diamo conto nelle pagine di Omnibus), ha tenuto una lectio magistralis illuminante: l'unità è un'opera incompiuta e la colpa è solo nostra. I veri scandali. Non sono solo quelli del Palazzo, ma la politica sta offrendo uno spettacolo che fa rabbrividire. Non mi riferisco solo ai «fatti di mutande», ma soprattutto al caos istituzionale. Tra i protagonisti della pazza corrida c'è qualche sessantenne che pensa di spacciarsi per giovanotto, non ha mai dato del tu al lavoro e ha sempre vissuto solo di politica. Si sono messi alla testa del corteo che urla «il bipolarismo è finito». É la sfilata di quelli che sognano il ritorno delle mani libere, del ricatto proporzionale e delle alleanze (a)variabili. É la resurrezione del partito del debito pubblico, della spesa facile, dell'anarchia elettorale e degli ipocriti. Ci ha fatto piangere nella Prima Repubblica e, attenti, è uno zombie capace di far rimpiangere Berlusconi. No, caro presidente Napolitano, non crolla solo Pompei. Qui crolla tutto.