Una vittoria della legalità
Il giornalismo è un mestiere bellissimo e durissimo. Sottrae ai colleghi che lo prendono sul serio tutta la vita privata e non chiede il permesso per farlo, sottopone ogni neurone a uno sforzo continuo e senza interruzione, ma quando si ottiene un risultato concreto, tangibile, che tocca da vicino il cuore e la mente del cittadino, la soddisfazione è grande. La decisione del ministro della Giustizia Angelino Alfano di annullare le prove dell'ultimo concorso dei notai è per noi de Il Tempo una grande vittoria. Questo giornale è stato l'unico a dedicare alla vicenda il titolo d'apertura del quotidiano, in splendida solitudine abbiamo pubblicato le tracce d'esame che combaciavano alla perfezione con quelle assegnate in precedenza nei compiti di una scuola di notariato a Roma, abbiamo seguito la vicenda con cura e attenzione, ascoltando tutte le parti in causa ma avendo bene in mente un solo obiettivo: l'interesse del cittadino e il rispetto delle regole. Il ministro Alfano ha certificato con risolutezza quello che avevamo messo nero su bianco. Non si diventa notai con il trucco, non si comincia una carriera nel nome della legge (e del guadagno certo) infrangendo la legge. Il notaio per noi è la garanzia dei nostri commerci, è vita regolata e civile. L'Italia ha bisogno di fiducia e vedere infrante le regole da chi le deve custodire ci riempie di rabbia e indignazione. Questo straordinario Paese, un tempo culla del diritto e della cultura giuridica, è stato rovinato da chi se ne infischia del prossimo, da chi calpesta ogni norma a cominciare da quelle del buonsenso, da chi pensa che i doveri esistano solo sulla carta, da chi non immagina che esistano merito e concorrenza, ma soltanto sopruso, raccomandazioni e prevaricazioni. Noi pensiamo che esista un'Italia di gente laboriosa che ha bisogno di una iniezione di fiducia, non della demagogia di gran parte della politica, non delle promesse di uomini che si presentano come nuovi, non di una classe dirigente che in realtà è spesso solo digerente. La storia del concorso dei notai con il trucco è esemplare, ci restituisce l'immagine di una collettività che ha smarrito il senso del giusto e del bello, una società feroce dove il cittadino non esiste più ed è stato sostituito dal clan e dalla casta. Non siamo affetti da moralismo un tanto al chilo, siamo uomini di mondo, ma c'è un limite a tutto. Quando i vizi sovrastano di gran lunga le virtù, allora è il momento di correggere la rotta. Il misfatto notarile è smascherato. E il nostro lavoro continua, avanti un altro.