Berlusconi lancia la sfida a Fini
«Non faremo nessun passo indietro ma cinque passi in avanti; se Futuro e Libertà ha intenzione di staccare la spina lo dica chiaramente e subito». Berlusconi non molla. Il premier si presenta alla Direzione nazionale del Pdl carico e determinato. Le provocazioni che gli vengono ogni giorno dai finiani e gli attacchi mediatici e della magistratura, anzichè sfiancarlo hanno rafforzato la convinzione che occorre andare avanti. Così ieri a due giorni dalla convention a Perugia di Futuro e Libertà, davanti ai parlamentari del Pdl lancia la sfida a Fini. Avrebbe voluto parlare a braccio, come al solito, ma dice che i vertici del partito gli «hanno imposto un testo scritto». Il tono è fermo. «Se Futuro e Libertà ritiene esaurita l'esperienza di questo governo e non intende andare avanti - tuona Berlusconi - lo deve dire con chiarezza e subito perché noi siamo pronti a raccogliere la sfida e andare subito alle urne». Ma lo strappo significherebbe per i finiani, avverte Berlusconi, finire in una condizione di «subalternità alla sinistra». «Se invece - incalza il premier - c'é la volontà di andare avanti con il nostro governo e di confermare la lealtà ai nostri elettori siamo pronti a realizzare un patto di legislatura e proporre un rinnovamento di sistema di alleanza dentro il centrodestra». Ma questo significa stop alle polemiche e «alla deliberata strategia di logoramento del governo». E ricorda che gli organismi internazionali hanno messo in guardia dai pericoli che verrebbero dalla «instabilità politica». Poi ribadisce che «chi vuole archiviare Berlusconi lo deve chiedere al popolo e non affidarsi a congiure di Palazzo». La sala che fino a quel momento lo aveva ascoltato silente, ora si alza in piedi in una standing ovation di consenso. E ai parlamentari Berlusconi chiede di mostrarsi «classe dirigente capace di fare squadra mettendo da parte questioni personali». Non c'è solo l'offensiva scatenata da Fini. «Non escludo una vendetta della malavita in quello che sta accadendo» afferma il premier e poi torna sula campagna dei media e della magistratura. In mattinata il premier si era sfogato proprio con Fini sulla vicende delle inchieste sui festini. In attesa dell'arrivo del presidente Napolitano all'Altare della Patria per le celebrazioni della Giornata delle Forze Armate, Berlusconi si avvicina a Fini e gli parla fitto fitto. Il labiale è stato decifrato e emerge: «è incredibile, è maggiorenne, incensurata». Alla Direzione manda fuori quel rospo: «Mi attaccano in modo indegno e abietto, ma vogliono che sappiano che le campagne di fango fondate sulla menzogna non mi fermeranno». Il premier sostiene che è in atto una strategia che tende a «anteporre alla sovranità del popolo un primato anomalo, quello di quei poteri che per interessi di casta e personali sfruttano teoremi costruiti ad arte in alcune procure». Si tratta di quei poteri consolidati che «ripetono in continuazione che il governo non sta facendo niente e che stiamo dimenticando gli interessi del Paese». La verità, rilancia, è che «siamo un ostacolo alla sinistra» che vuole «riprendersi il potere senza la legittimazione popolare». Quanto all'ipotesi di un governo tecnico con il Pdl fuori dalla maggioranza, Berlusconi è tranchant: «sarebbe un governo di rottura nazionale, un governo degli sconfitti, privo di legittimità popolare e quindi incapace di garantire la stabilità». E le conseguenze sull'economia sarebbero disastrose perchè non riuscirebbe ad la credibilità per seguire la disciplina di bilancio. Il presidente ricorda che ogni giorno devono essere collocati un miliardo di titoli di Stato e se «finora la speculazione non si è avventata sul Paese è perchè c'è un governo stabile». Ribadisce: «Non faremo nessun passo indietro ma cinque passi in avanti» riferendosi ai cinque punti programmatici del rilancio dell'azione di governo. La priorità è la riforma della giustizia, dalla separazione delle carriere alla riforma del Csm. «Entro fine mese saranno presentate la riforma della giustizia e il piano per il Sud sulla base di testi condivisi da tutta la maggioranza». Arriveranno anche, assicura, le risorse per la riforma dell'Università. Quanto al federalismo fiscale, ribadisce che non porterà ad un aumento della pressione fiscale. Infine il partito. Berlusconi spiega che d'ora in avanti ci saranno convocazioni regolari degli organi dirigenti e che l'obiettivo è aumentare la base di consenso arrivando a «un milione di iscritti».