Il governo è stato battuto in commissione Bilancio alla Camera su un emendamento alla legge di Stabilità e il ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, corre ai ripari
Ipotizzadi «fermare l'orologio» dell'esame della legge Finanziaria e «immaginare un emendamento» che anticipi il contenuto del decreto Sviluppo che il governo si era impegnato a varare entro il 16 novembre. Tremonti ha le idee chiare e proprio a termine di una giornata difficile per il governo, decide di scendere in campo in prima persona e arrivando in commissione Bilancio della Camera annuncia: «La nostra strategia era di combinare la legge di stabilità e un decreto che avremmo fatto in anticipo e in sostituzione del vecchio Milleproroghe. Oggi - ha proseguito il ministro - il premier ha anticipato il testo del decreto programmato per il 16 di novembre che avrebbe avuto come contenuto i mezzi di intervento fondamentali come gli ammortizzatori sociali, la proroga del salario di produttività e l'università e il fabbisogno residenziale per il 2011. A quel testo abbiamo lavorato in queste settimane e un'ipotesi che potrei fare, considerato il corso della discussione in questa sede, e molte ipotesi fatte in questa sede e il decreto, è quella di fermare l'orologio qua e immaginare un corpo di emendamenti che contenga quella bozza di decreto legge». L'imperativo è quello di limitare i danni dopo il ribaltone di ieri di Futuro e Libertà che aveva votato assieme alle opposizioni un emendamento alla legge di Stabilità presentato da Mpa e Udc che chiedeva la soppressione di una norma sull'utilizzo dei fondi Fas da parte delle Regioni per i trasporti pubblici locali e le spese sanitarie ospedaliere. Un tema alquanto controverso tanto che, nonostante sul testo dell'emendamento il governo avesse espresso il proprio parere contrario, il provvedimento è stato approvato: 24 voti favorevoli (venti delle opposizioni, tre di Fli e uno dell'Mpa) e 22 contrari (Pdl e Lega). Una débâcle quasi annunciata dato che, a sentire i commenti dei partecipanti alla riunione di mercoledì tra i deputati del terzo polo (Fli, Mpa, Udc, Api), erano già emerse alcune riserve da parte dei "terzisti" su questo e altri punti della legge di Stabilità. Perplessità che, non trovando risposte soddisfacenti da parte dell'esecutivo, non hanno fatto altro che suscitare il voto negativo in commissione. Come stiano esattamente le cose lo ha spiegato una frase sconsolata del viceministro dell'Economia Giuseppe Vegas che - uscendo dalla commissione Bilancio - ha lanciato il monito: «È la crisi di governo». E se da una parte il Pdl prevede scenari funesti, dall'altra Fli sembra non retrocedere dalle proprie posizioni. Ed è proprio Antonino Lo Presti, capogruppo Fli in commissione Bilancio, a minacciare: «Se tutte le altre componenti delle opposizioni votassero insieme ai finiani, la maggioranza con 22 deputati (più il presidente, Giancarlo Giorgetti della Lega) non avrebbe i numeri per contrastare i 24 deputati delle opposizioni coalizzate». In altre parole: l'ago della bilancia è Futuro e Libertà. Ipotesi alla quale la maggioranza non intende sottostare e così, è proprio il presidente Giorgetti, alla luce delle anticipazioni del ministro Tremonti, a proporre di sospendere l'esame del disegno di legge di Stabilità in attesa dell'emendamento del governo che anticiperà i contenuti del decreto sviluppo. Quindi, tutto rinviato alla prossima settimana.