Finiani all'attacco, ma il voto fa paura
Dice un finiano sconsolato sulle scale di palazzo Serlupi Crescenzi, sede di Farefuturo e anche provvisoriamente di Futuro e Libertà: «Ha ancora in mano un pezzo del Paese, tutte le tv, è in grado ancora di riprendersi. Anzi, questa storia di Ruby può essere un boomerang». E allarga le braccia come a volersi giustificare. Futuro e Libertà resta in sospensione. Presenta il suo simbolo, con una grande scritta Fini e sotto su fondo verde (con strizzatina d'occhio agli ambientalisti) il nome del partito: si prepara alle urne, dunque. L'obiettivo è mandare a casa Berlusconi. Ma deve essere in via definitiva, senza possibilità di ritorno. E soprattutto senza responsabilità, senza cioé che i finiani vengano accusati di essere gli "assassini" perché puntano dopo a rappresentare l'elettorato berlusconiano o almeno di centrodestra. Così, la conferenza stampa di presentazione della convention di Perugia nella quale (sabato e domenica) verrà illustrato il manifesto di Fli, diventa un gioco delle parti. Adolfo Urso fa il mediatore e lancia un appello al Pdl: «Sono tante le risposte che ci aspettiamo dal Pdl e dalla sua Direzione nazionale che si riunisce giovedì (domani, ndr). Ci auguriamo che arrivino prima della convention di Perugia, non possiamo aspettare oltre». Come dire? Non vogliamo rompere, dateci una chance per andare avanti: «È dalla direzione dello scorso aprile - insiste Urso - che ci aspettiamo delle risposte in merito alla conduzione del Pdl e alla sua collocazione in quello che noi pensiamo debba essere il centrodestra italiano. Quelle risposte non sono arrivate, anzi in questi mesi abbiamo assistito solo a un grande frastuono. I cinque punti attendono di essere scritti e presentati in Parlamento e non abbiamo ancora visto ciò che era stato promesso a noi e agli italiani». Italo Bocchino invece fa il falco e usa toni diversi: «Il governo deve governare. Se Berlusconi non è in condizioni di farlo, lo dica al Paese, ai suoi alleati, al Parlamento. Non ci tengo a sostenere un governo che non si occupa dei problemi degli italiani». Vabbè, ma i finiani che faranno? La risposta del capogruppo di Fli è da democrazia diretta: «Fini farà una proposta. Ci sarà una platea e a seconda delle reazioni decideremo». Dopo la conferenza stampa Carmelo Briguglio, molto vicino a Bocchino, sul sito di Generazione Italia va all'assalto: «Adesso dico la mia sull'oggi: noi non abbiamo alcuna spina da staccare, perché la spina se l'è staccata Berlusconi da solo. E lo ha fatto in questi mesi con alcuni gesti politici. Il primo: espellendo Fini e i finiani dal Pdl il premier ha mutato natura e composizione del partito di maggioranza che aveva vinto le elezioni del 2008, quando tutte le liste del Pdl in tutta Italia vennero guidate come capilista da Berlusconi e da Fini. Il secondo: Berlusconi ha tentato di cambiare la maggioranza che aveva vinto le elezioni tentando inutilmente (emblematica la disastrosa cena a casa Vespa) di sostituire Fini con Casini». E si spinge oltre: «E il caso Ruby, a mio parere, è il segno che noi, noi di Futuro e Libertà, non possiamo più stare in questo esecutivo e nemmeno con questo presidente del Consiglio, inadatto a svolgere funzioni di governo e responsabile della crescente perdita di prestigio dell'Italia nel mondo. E allora che fare? Innanzitutto bisogna uscire dal governo». Quando? Non ora, se ne riparlerà la settimana prossima. Come? Ecco, qui tutto si fa più complicato. Con una mozione. Già, ma che mozione? «Bisogna vedere che cosa ci si scrive dentro», frena Benedetto Della Vedova. Ecco, appunto. Bisogna vedere. Basta che per ora non si vada a votare.