D'Alema sul lettone di Silvio
Massimo D'Alema si sente un po' Sherlock Holmes. Chi è Ruby? Come è fatta la villa di Arcore? Quante volte la ragazza marocchina ha visto Berlusconi? E la scorta c'era? E cosa faceva? Insomma, Baffino vuole vederci chiaro in questa faccenda. A fianco a lui Carmelo Briguglio, nelle funzioni del dottor Watson, fedele collaboratore nei romanzi di sir Doyle. In effetti quanto accaduto ieri nel corso della riunione del comitato di controllo sui servizi segreti (Copasir) è quantomeno singolare. La riunione è durata circa due ore, nel corso delle quali si è raggiunto un accordo sul segreto di Stato (deve decadere dopo 30 anni: non vi devono essere dunque «protezioni di secondo livello»). Si è parlato poi di intercettazioni telefoniche preventive e di altri aspetti minori. Soltanto nei minuti finali, nel tempo di recupero si potrebbe dire, due deputati, il Pd Rosato e il finiano Briguglio, hanno preso in mano la lente di ingrandimento per chiedere di affrontare il caso Ruby. E di ascoltare i servizi per la telefonata avvenuta la sera del 27 maggio che sarebbe partita da Palazzo Chigi alla volta della Questura di Milano per liberare la minorenne marocchina. Non solo, ma di convocare anche lo stesso presidente del Consiglio per saperne di più sulla sua sicurezza. D'Alema, che ormai fa sempre quello che dice il deputato di Fli (e viceversa), ha subito accettato. Poi è scattato giù, al pian terreno di palazzo San Macuto, per annunciare che chiamerà Berlusconi a presentarsi al comitato per parlare della sua sicurezza. Ad occuparsene, infatti, sono «i servizi segreti - ricorda D'Alema - e noi riteniamo che sarebbe giusto sentire, su questo e altri temi, il presidente del Consiglio». Poco prima, invece, mentre era ancora in corso la riunione, il Pdl si era opposto alle richieste di Pd e Fli con interventi di Cicchitto, Quagliariello, Pastore ed Esposito. Il partito del premier aveva infatti sostenuto che, se mai si dovesse riferire qualcosa, dovrebbero essere i servizi stessi e non il premier. Briguglio sosterrà: «Tutti i predecessori di Silvio Berlusconi sono stati ascoltati almeno una volta dal Copasir». E ricorda che l'audizione «avrebbe valenza generale», ma nulla vieta al Comitato di rivolgere anche domande su Ruby e sulle altre donne del premier. I pidiellini invece ricordano come il presidente del Consiglio dovrebbe riferire solo su questione di sua esclusiva competenza, in particolare sull'apposizione del segreto di Stato. In altri casi, ovvero sul funzionamento delle agenzie di sicurezza, vengono ascoltati i relativi direttori oppure l'autorità politica delegata al controllo. E nel caso dell'attuale governo, la delega è del sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Gianni Letta. «Che è già stato ascoltato 26 volte», ricorda il senatore Pdl Beppe Esposito. Non solo, ma la maggioranza sostiene anche che sui fatti su cui D'Alema vorrebbe convocare Berlusconi è in corso un'indagine della magistratura e dunque si potrebbe trattare di una interferenza. E persino la procura di Milano si è posta un limite. «Perseguiamo reati - ha sottolineato il procuratore capo del capoluogo lombardo Edmondo Bruti Liberati -, che siano stati eventualmente commessi, non ci interessano le vite private delle persone». Comunque sia, il Pdl chiedeva di soprassedere per il momento. In una nota congiuta Cicchitto, Quaglieriallo ed Esposito affermavano: «Il Copasir, fra molte altre cose, al termine della seduta, ha preso atto del fatto che alcuni dei suoi componenti hanno richiesto che il presidente del Consiglio venga a riferire al comitato a proposito delle ultime vicende. Su questa richiesta sono stati espressi pareri discordi e, infine, non è stata assunta alcuna decisione. Diversa questione è l'eventuale audizione sui temi istituzionali relativi alla sicurezza nazionale, che nulla ha a che vedere con le contingenti polemiche politiche». Ma in serata D'Alema scrive una lettera a Berlusconi e chiede di presentarsi davanti al comitato. Il caso è solo all'inizio.