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A sinistra non resta che tifare Fini

Pierluigi Bersani e Dario Franceschini

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Loro, i leader dei principali partiti di opposizione, ci hanno provato e riprovato. Ognuno a suo modo - il Pd con poche idee, per altro molto confuse e seguite da immediati ripensamenti, Di Pietro a suon di insulti, farfugliamenti e «No B day» - hanno lottato con un solo, unico obiettivo: mandare a casa Berlusconi. Ma niente da fare. Il Cav è rimasto in sella. Adesso, con il «caso Ruby» che rischia di diventare un macigno per l'esecutivo, con le critiche che arrivano da fronti un tempo amici (dal mondo cattolico a quello industriale), con gli alleati che cominciano a manifestare qualche imbarazzo (vedi il «Silvio poco furbo» di Umberto Bossi), dall'opposizione ci si aspetterebbe il classico colpo di grazia. E invece no. Bersani, Di Pietro e compagni da soli proprio non ce la fanno. E allora, eccoli - tutti d'accordo, per una volta - invocare l'aiuto del prode cavaliere, l'unico in grado di piazzare la stoccata vincente che «ucciderà» il Cav: signore e signori ecco a voi Gianfranco Fini. «Oggi ho seguito Fini - ha spiegato ieri Bersani facendo riferimento al discorso fatto sabato dal presidente della Camera - e da lui sono venute parole giuste alle quali, però, devono seguire fatti giusti. Sia coerente e stacchi la spina», ha affermato senza mezzi termini il leader del Pd. Anche Di Pietro è rimasto affascinato dalle parole adell'ex leader di An: «Fini ha proseguito nella sua enunciazione di principi, pure condivisibili, al punto che, a volte, si ha il dubbio che li abbia copiati dal programma dell'Italia dei valori», ha scritto sul suo blog l'ex pm. «Vogliamo sapere - sottolinea Di Pietro - se vi sia stato da parte del presidente del Consiglio, o di persone da lui incaricate, un vero e proprio abuso della sua funzione governativa. Se le risposte non ci convinceranno, presenteremo una mozione di sfiducia nei confronti di Berlusconi. Per farlo avremo bisogno della firma di altri parlamentari: in quest'occasione peseremo le parole pronunciate anche ieri (sabato, ndr) da Fini». L'invito è chiaro. Pd e Idv, insomma, vogliono «staccare la spina» dell'esecutivo, ma non avendo i numeri per farlo, si rivolgono al «compagno» Gianfry. Che sia lui «il papa straniero» invocato a più riprese dai democratici per guidare in futuro il centrosinistra? D'altro canto, anche Francesco Rutelli tira per la giacchetta il presidente della Camera. «Berlusconi oggi non è più interprete di quella riforma liberale che aveva promesso e l'Italia deve uscire dalla palude. La nostra convergenza con Fini e Casini può essere la speranza per superare la crisi verticale dei due poli», ammicca il leader dell'Api. Povero Fini: tutti lo cercano, tutti lo vogliono. Ma solo se siedono all'opposizione. Fuori dal gruppo dei fan c'è poi Francesco Storace: «Sabato prossimo La Destra manifesterà a Roma. Verranno quanti considerano Fini un traditore», spiega. E se avesse ragione lui?

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