Nell'immaginario collettivo resta il ministro della Difesa che, nel 1977, si dimise un mese dopo la fuga di Herbert Kappler dal Policlinico militare del Celio, a Roma.
Natoa Bari il 31 ottobre '26, scomparso dunque proprio nel giorno dell'84° compleanno, Lattanzio rivestì il suo primo incarico di governo nel '68 come sottosegretario al Lavoro del governo Leone II. Più volte, otto per la precisione, sottosegretario nei dicasteri di Industira e Difesa, l'esponente doroteo diventa ministro, della Difesa appunto, nell'Andreotti III, dal luglio '76 al settembre dell'anno successivo. La fuga di Kappler ne provoca le dimissioni da ministro della Difesa, gli subentra Attilio Ruffini, ma il rimpasto comprende anche l'approdo dello stesso Lattanzio, senza soluzione di continuità, alla guida del ministero dei Trasporti e, ad interim, della Marina mercantile. Una delle curiose circostanze della Prima Repubblica, forse più leggibile se si considera che, tanto per cambiare, all'epoca si era sul filo di una crisi di governo. Giovanni Galloni scolpì così la trovata: «Talora, il ridicolo è meglio del tragico». L'ultimo incarico di ministro, dopo esserlo stato senza portafoglio per la Protezione civile con De Mita a palazzo Chigi, tra l'88 e l'89, e poi con Andreotti tra l'89 e il '91, fu al Commercio con l'estero dall'aprile '91 all'aprile '92, nell'ultimo governo del sette volte premier. Nel marzo del '95 Lattanzio finira' ai domiciliari. Poi assolto perché il fatto non sussiste.