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L'appello di Silvio: l'Udc venga con noi

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Davantiall'opposizione che gli chiede, ogni giorno di più, di andare a casa, davanti al presidente della Camera Gianfranco Fini per il quale, se davvero risultasse vera la storia dell'intervento sulla questura per liberare Ruby al premier non resterebbe che fare un passo indietro, Berlusconi oppone la propria convinzione: «Se dovessi ritirarmi ora mancherei a un mio dovere e procurerei un danno serio al centrodestra e al Paese». Avanti, allora. Con «l'alleato solido e leale» che per il Cavaliere è Bossi e magari anche con un ritorno alla base dell'Udc. Ci spera Berlusconi che invita i centristi a «valutare a fondo la possibilità di appoggiare la nostra maggioranza e il governo nell'interesse del Paese». Nel colloquio con Vespa per il nuovo libro, il premier afferma di «non essere mosso da interessi personali» ma solo «dal senso di responsabilità». Elogia il federalismo che «è la ragione di essere della Lega e oltre a modernizzare lo Stato, sarà un eccellente strumento per il contrasto all'evasione fiscale, delegando ai Comuni un ruolo essenziale: chi sta più vicino ai cittadini, conosce meglio il loro tenore di vita e le loro condizioni economiche». Quanto all'Udc dice testualmente il premier: «I deputati siciliani dell'Udc, che sono persone di grande coerenza, hanno fondato una formazione politica con tanto di atto pubblico e di notaio del tutto autonomamente, per dissenso nei confronti delle posizioni politiche del loro partito. Dopo aver assunto tale decisione avevano chiesto un incontro con me suscitandomi qualche preoccupazione perché temevo che questo passaggio avrebbe potuto compromettere i nostri rapporti con Pierferdinando Casini e con l'Udc da cui avremmo gradito e gradiremmo un appoggio alla nostra maggioranza e al governo. Mi auguro che l'Udc valuti a fondo questa possibilità nell'interesse del Paese».

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