Il Pdl scelga nuovi dirigenti
«Bisogna stanare Gianfranco Fini, arrivare a un accordo. È lui che ha bisogno di questa ambiguità per continuare a logorarci». Andrea Augello sottosegretario e senatore del Pdl è uno degli artefici del documento dei 25 di palazzo Madama, quello in cui si chiede a Berlusconi di rilanciare il partito e l'azione del governo, ma anche quello che una parte del Pdl ha visto come un segnale di un imminente distacco di alcuni parlamentari proprio verso Fini. «E invece è una lettura completamente sbagliata – commenta – Ma capisco che un testo del genere abbia creato fibrillazione perché si è capito che i 25 firmatari potrebbero essere molti di più visto che ci sono persone che rappresentano gruppi più ampi. E poi perché siamo in un momento in cui qualsiasi cosa si faccia viene letta in chiave finiana e gli stessi finiani la sfruttano per dimostrare che c'è gente che vuole andare con loro». E invece? «Invece la nostra è una proposta politica. Bisogna uscire da una situazione di continua emergenza. È per questo dobbiamo fare un accordo con Fli». Quindi riconoscendo che Futuro e Libertà è un partito? «Lo è di fatto, anche se al momento è solo un gruppo parlamentare. Noi dobbiamo andare a vedere che cosa vuole Fini, stanarlo, farlo giocare a carte scoperte. Questo clima di indeterminatezza fa solo il suo gioco, è lui che ha bisogno di creare ambiguità». Ma qual è l'offerta che volete fare al leader di Fli? «Bisogna riconoscere ai finiani il diritto a un'alleanza con il Pdl. Ma loro devono dirci se vogliono farla e su quali punti. Ed è chiaro che poi dovranno essere rispettati. Sarà un accordo di tre mesi, un anno, per tutta la legislatura. Ma almeno servirà per andare avanti senza questo continuo tira e molla». Nel vostro documento non c'è solo l'alleanza con Fini. Si rimette in discussione anche tutto il Pdl. «Certo, perché è un partito che è cambiato profondamente. Prima era costruito su una diarchia Fini-Berlusconi. Ora uno dei due fondatori non c'è più. E quindi bisogna ad esempio capire come si colloca la destra nel nuovo Pdl. E bisogna anche comprendere che il bipartitismo è fallito, ora siamo davanti a un centrodestra con più attori. E la responsabilità di fare proposte spetta al partito più grande che è il nostro. Ma occorre anche rinnovare i vertici, c'è bisogno di una classe dirigente fresca, nuova che rappresenti una formazione che non è più quella del Predellino. Di questo dobbiamo parlare ed è tutto il contrario delle polemiche che ho visto in questi giorni. Non dimentichiamoci che chi ha il boccino in mano è sempre Berlusconi. E quindi il compito di una classe dirigente è quello di spronarlo a un profondo rinnovamento». Per questo però ci sono i congressi. «Certo, però sono stati previsti solo quelli territoriali che poi finiscono nel nulla, non c'è un congresso finale. Così servono solo a fare la conta di chi comanda sul territorio. Invece bisogna fare una grande conferenza nazionale nella quale spiegare ai cittadini cosa sarà il Pdl in uno scenario politico diverso». Berlusconi non sembra però nel momento migliore per affrontare anche i problemi legati al partito. «Lui ha una grande capacità di rilancio, specialmente quando si trova assediato. E in più ha bisogno di dare una prospettiva al centrodestra, ha bisogno di lasciare il segno per i prossimi vent'anni. Ma per farlo, ripeto, deve mettere in campo una classe dirigente nuova. E d'altra parte non mi è chiaro quale potrebbe essere l'alternativa a Berlusconi...». Intanto però è finito nuovamente in una vicenda «torbida». «Io ho la sensazione che una buona parte di questa vicenda faccia parte di una offensiva più vasta per aggredire la sua leadership nei modi più diversi. Ci sono alcuni aspetti talmente "straccioni" che non mi stupirei di scoprire nei prossimi giorni che c'è una regia in tutto questo. E che in realtà c'è molta "fuffa"».