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E ora corteggia anche gli italiani all'estero

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.Ora la Lega pensa in grande. Guarda all'America, alla Germania, alla Svizzera francese, alla Repubblica Dominicana, all'Australia, alla Gran Bretagna, al Lussemburgo e così via. In altre parole, il popolo del Nord, ha lanciato la propria crociata alla conquista del voto degli italiani all'estero. E così, mentre in Italia, le cronache dei giornali non parlano d'altro che di presunti festini a casa di Silvio Berlusconi e di continui battibecchi tra Pdl e Fli che stanno immobilizzando l'attività del governo, il partito dell'Umberto getta le basi per una campagna elettorale che sembra essere sempre più vicina. La parola d'ordine quindi sembra essere una sola: espandersi. Andare a fare «proseliti» in quei territori dove il Pdl, in questo momento in cui è in difficoltà, sembra non investire più. Una situazione di stallo che trova conferma nel momento in cui, accedendo al sito internet del Popolo della Libertà alla voce «Italiani nel mondo», si legge che il responsabile di quel settore è ancora il deputato Aldo Di Biagio, uomo ormai fedelissimo del presidente Fini. Ma la cosa che ancora di più dovrebbe far preoccupare il Pdl è che Di Biagio non è l'unico parlamentare legato al mondo degli italiani all'estero ad aver abbandonato il Pdl per aderire a Futuro e Libertà. Tra questi, per esempio c'è anche l'ex ministro Mirko Tremaglia che, nell'ultima legislatura Berlusconi, aveva lottato, vincendo, per far ottenere il diritto di voto a circa un milione di italiani residenti all'estero riservando loro dodici seggi alla Camera e sei al Senato. Ma non è ancora finita qui. Infatti nel gruppo dei «futuristi» è arrivata anche la senatrice Barbara Contini, l'ex governatrice di Nassiriya che nel 2007 venne nominata da Silvio Berlusconi responsabile degli «Azzurri nel mondo», il movimento politico internazionale di Forza Italia. Un duro colpo per il Pdl che ha spinto la Lega a valicare quei confini elettorali ormai troppo stretti per un movimento che, già da tempo, prende voti anche in centro Italia. Una ghiotta occasione per i leghisti che non hanno perso tempo avviando una vera e propria campagna di radicamento in quelle zone del mondo dove maggiore è la concentrazione di italiani. In altre parole: il Carroccio è pronto a conquistarsi nuovi elettori e per farlo ha deciso di partire proprio da New York. Ieri sera i tesserati leghisti della megalopoli americana hanno issato la bandiera del Sole delle Alpi nella sala conferenze del ristorante Rino3938 nel Bronx. È stato un incontro tra 25 militanti, rappresentanti di un ben più ampio seguito leghista, che si sono confrontati sui temi cari al Carroccio ed hanno elaborato strategie per diffonderli nella City. Inutile dire che il primo punto di questo modello colonizzatore è lo stesso che ha permesso alla Lega di conquistarsi sempre più consenso elettorale: l'ascolto del territorio e il dialogo con tutte quelle persone vogliose di far parte di un movimento che crea comunità tra i propri iscritti. Ed è proprio Stefano Stefani, presidente della Lega Nord Estero e della commisione Affari Esteri della Camera, a raccontare al quotidiano La Padania il successo dell'iniziativa: «Sottolinea la presenza sempre più importante della Lega oltre i confini nazionali e, quindi, il crescente appoggio alla politica del nostro movimento anche oltreoceano». Una battaglia sulla quale il Carroccio crede molto a tal punto da promuovere un'efficientissima rete di comunicazione che include due trasmissioni radiofoniche su RadioPadania dove tanti «leghisti all'estero» possono comunicare in contemporanea offrendo notizie e commenti. C'è poi un sito web ricco di informazioni, contatti, video ed eventi che coinvolgono soci e simpatizzanti impegnati nelle sezioni territoriali sparse per il globo. Novembre diventa così il mese dell'offensiva mondiale leghista. Una conquista che, partendo da Hong Kong e arrivando al Sudafrica, passando per l'Australia e il Senegal, punta a «convertire» quanti più elettori possibili. I numeri dicono che oggi il Senatùr può contare su 1556 sostenitori suddivisi in 68 Stati, ma, da via Bellerio, fanno sapere che il dato aumenterà sempre più. Una sicurezza frutto dell'impegno di un movimento che, dopo la fallimentare esperienza delle elezioni Europee dove aveva presentato proprie liste elettorali in tutta Italia, ha deciso di investire sui collegi esteri. «Meglio cercare voti nel mondo - racconta un parlamentare leghista - piuttosto che farlo al Sud dove rischieremmo di accogliere nel partito gente poco raccomandabile dei quali non conosciamo i trascorsi».

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