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Bossi: "Il vero scandalo sono i notai non Ruby"

Il leader della Lega Umberto Bossi

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La Lega lo ha già trasformato in una battaglia politica. Lo scandalo del concorso per notai annullato per gravi irregolarità a Roma è diventato il nuovo baluardo del popolo del Carroccio. Tanto da conquistarsi ieri la prima pagina della Padania. Titolo a sei colonne: «Centro-Sud, i soliti concorsi truffa». Per i leghisti, infatti, il problema è tutto lì: un concorso svolto nella Capitale non offre le stesse garanzie di uno svolto a Milano. Anche se Umberto Bossi, intervenendo sul tema, allarga il punto di vista. Il Senatùr, incalzato dai giornalisti a margine della festa della zucca di Pecorara nel piacentino, assicura di non essere affatto arrabbiato con il premier per il caso Ruby. Poi aggiunge: «Logicamente i veri scandali vengono nascosti puntando su Berlusconi. I veri scandali sono quelli che si sono trovati di fronte quelli che hanno fatto il concorso per diventare notai e si sono trovati davanti quelli di Roma e quelli del Sud che avevano già il tema in mano. Quelli sono i veri scandali qui hanno colpito Berlusconi per coprire e per nascondere i veri scandali del Paese».   Insomma, per il leader della Lega, tutto questo vociare attorno alle abitudini sessuali del Cavaliere e alle presunte feste a base di «bunga, bunga» ad Arcore, fanno passare in secondo piano ciò che è accaduto nella Capitale. Fatti che comunque, per il Carroccio, restano indissolubilmente legati al modello di «Roma-ladrona». «Non mi sembra ci sia molto da discutere - spiega il vicepresidente della commissione Bilancio del Senato Massimo Garavaglia -. Il concorso è stato fatto a Roma ed è finito in un certo modo. Tra l'altro si tratta di una cosa gravissima perché riguarda l'abilitazione professionale. Nelle imprese, ormai, la laurea conta poco. Sempre meno importa dove l'hai conseguita, conta il colloquio. Nel pubblico, invece, il titolo è fondamentale». Che fare quindi? «Bisognerebbe far svolgere un concorso a Milano. Provare». Scusi, ma quello dei notai è un concorso nazionale. Cosa cambia farlo a Roma a Milano? «Non lo so. Me lo dica lei. Perché certe cose succedono solo nella Capitale? Perché gli esami di abilitazione degli avvocati sono diversi tra Nord e Sud?» In ogni caso Garavaglia non è d'accordo con chi nel suo partito propone una regionalizzazione dei concorsi: «Basterebbe fare tre concorsi uno a Roma, uno a Milano e uno a Napoli. Poi saranno i cittadini, sarà il mercato, a stabilire quali sono i notai migliori cui rivolgersi se quelli abilitati al Nord o quelli al Centro-Sud». Ma perché obbligare un cittadino di Messina a rivolgersi ad un notaio di Sondrio? «Perchè è ora di finirla. Bisogna ribellarsi alla logica di chi va avanti solo per raccomandazioni. Proviamo a fare i concorsi a Milano. Vediamo cosa succede». Al di là della polemica politica, però, a tenere banco è soprattutto la vicenda tecnica. Sui siti internet degli aspiranti notai si vocifera che anche la traccia della terza prova (quella di diritto commerciale), che non si è svolta per la polemica sollevata dopo la seconda giornata di esami, fosse simile ad un testo già utilizzato nelle esercitazioni. Così come sono sempre di più quelli che denunciano irregolarità di candidati che conoscevano gli argomenti prima che la commissione si riunisse per deciderli. Ma la maggior parte è preoccupata per il proprio futuro. Cosa succederà adesso? Il concorso verrà annullato? Occorrerà ricominciare tutto da capo con un ulteriore esborso economico? Il ministero della Giustizia, si sa, ha preso tempo. Il verbale sulla sospensione del concorso è arrivato a Via Arenula, dove è stato chiuso in cassaforte, fino a domani mattina. Il «ponte» di Ognissanti, infatti, ha impedito al direttore degli Affari giudiziari del dicastero Italo Ormanni di esaminarlo. Solo dopo, verrà presentata una relazione al Guardasigilli Angelino Alfano. Tra le ipotesi sul tavolo l'annullamento di tutto il concorso, quello delle sole prove scritte o di una parte di esse. I candidati puntano il dito contro la Commissione che però si difende spiegando che tutto si è svolto in maniera regolare. Le tracce, raccontano, erano contenute in buste chiuse e sarebbero state estratte tra le sei suggerite dai notai-commissari. Ergo era impossibile sapere cosa sarebbe uscito. In ogni caso, spiegano, per il momento la commissione non è stata contattata dalla Procura. Insomma, il caso del concorso notai non è ancora chiuso. Nic. Imb.

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