Tremonti scommette sul Sud
La sfida è audace: creare motori di sviluppo senza aumentare la spesa pubblica. Non solo. Far sì che uno di questi motori sia proprio il Sud. Il ministro dell'Economia Giulio Tremonti vorrebbe farne il fiore all'occhiello della politica economica del governo. Si tratta di un documento dal titolo «L'Italia 2020», ancora in fase di elaborazione (anticipato ieri da Il Foglio e oggi sul sito www.ilfoglio.it/duepiudue), e costituirà la base del piano di riforme nazionali che Tremonti presenterà entro il 12 novembre a Bruxelles. In questo testo una parte importante ce l'ha il Mezzogiorno, da sempre una sorta di chiodo fisso del ministro dell'Economia. Il presupposto da cui si parte è che «il nostro Paese è diviso a metà» e la competitività al centronord non può essere la stessa del Mezzogiorno. Il che significa che occorrono due divrse politiche. Per il Nord Tremonti pensa a «un modello di successo» alla tedesca con «contratti di produttività, sforzi di ricapitalizzazione, crescita dimensionale delle imprese e impegni a aumentare gli investimenti in ricerca e sviluppo». Per il Sud il percorso non può che essere diverso. Già nell'intervento alla Giornata del Risparmio Tremonti aveva parlato di un ritorno dello Stato in alcune regioni; un ritorno alla politica keynesiana che non ha però nulla a che vedere con forme di assistenzialismo. Nel documento vengono individuati tre pilastri. Il primo è costituito da quattro grandi opere nelle quali dovrebbero intervenire Ferrovie, Autostrade e Telecom. Poi si prevede un piano straordinario per la scuola che andrebbe di pari passo con un intervento sull'edilizia scolastica. Terzo pilastro individuato nel documento è quello dell'autonomia energetica. Nel testo si dice che «assi portanti del motore di crescita per i decenni a venire» saranno il capitale umano e l'energia a basso costo. L'intervento dello Stato appare preponderante ma questo non significa che i privati verrebbero esclusi del tutto dall'azione di rilancio del Mezzogiorno. Nelle quattro grandi opere e nel piano della scuola di sicuro saranno coinvolti i privati. Tremonti lo ha lasciato intuire giorni fa quando ha detto che «per sostenere la crescita è vitale finanziare grandi progetti di investimento con capitali privati». Il ministero metterebbe in campo un meccanismo di incentivi fiscali per indurre banche e imprese a partecipare al progetto. Nel documento si insiste molto sulla scuola: il progetto è quello di costituire un fondo compartecipato volontariamente da tutte le regioni che servirebbe a finanziare l'edilizia scolastica, borse di riqualificazione per insegnanti e borse di studio per alunni meritevoli.