«Se penso a quanto ho studiato e a quanti soldi ho speso per i libri mi viene voglia di buttare tutto all'aria e di non rifarlo questo concorso.
Unacosa del genere non può succedere in un esame in cui ci sono tanti giovani che vogliono diventare notai, cioè guardiani della legalità». L'amarezza di Paolo, il nome ovviamente è di fantasia, è palpabile. È avvocato, ha fatto le tre prove scritte, poi quando si è accorto che il testo del secondo esame era identico, o quasi, a quello usato in un'esercitazione pochi giorni prima ha protestato, con gli altri, contro la commissione. Fino a quando l'esame è stato sospeso. Ci racconta il suo concorso per notaio? «Il secondo giorno delle prove arrivo alla Fiera di Roma proprio quando aprono i cancelli. Vado in uno dei due padiglioni allestiti per i candidati. La commissione avrebbe dovuto preparare le prove d'esame la mattina stessa. Sinceramente non credo che lo abbia fatto. Comunque un commissario apre la busta e comincia a dettare il testo, Mortis causa, cioè la pratica di testamento». Dunque tutto tranquillo... «Sì. Ho notato cose strane solo il giorno dopo. Ad esempio non ho visto il sorteggio per la busta, poi si diceva che qualcuno avesse dei testi stampati ancora prima che li dettassero, infine c'era un capannello di candidati, parlavano animatamente. Ma in questi casi c'è parecchia tensione, dunque non ci ho prestato attenzione. Invece quel giorno tutto bene, ho fatto il compito, l'ho consegnato e sono tornato a casa. Appena arrivato mi chiamano alcuni amici e mi dicono che quel testo era identico a uno uscito una ventina di giorni prima durante un'esercitazione nella scuola notarile di Roma Anselmo Anselmi. Controllo e vedo che è proprio così, un'irregolarità incredibile». E quindi cos'è successo? «Il giorno dopo, cioè venerdì, doveva esserci l'ultima prova scritta, che riguardava una materia di diritto societario. Ma molti ragazzi hanno cominciato a protestare con la commissione, tanto che a causa dei fischi non si sentiva il testo che uno dei commissari stava leggendo velocemente». Ma lei o altri avete spiegato la situazione ai membri della commissione? «Certo ma facevano finta di niente. Dopo tante proteste, fischi, urla alcuni membri della commissione hanno detto che prendevano atto delle nostre lamentele e che le avrebbero inserite nel verbale. Soltanto qualcuno di loro, compresa la situazione, ha cominciato a dire che si sarebbe dimesso dalla commissione». Avete pure occupato l'aula? «Sì. È stata una cosa incredibile. La polizia penitenziaria contornava la commissione che minacciava di denunciarci per interruzione di pubblico servizio. Si rende conto?». Ma nessun commissario ha detto niente sulla prova del giorno prima, sulle due versioni identiche? «Nessuno ha detto niente. Hanno chiuso gli occhi. Hanno cercato di scaricare il problema su di noi tant'è che l'esame è stato sospeso non per manifeste irregolarità ma per problemi di ordine pubblico. Pazzesco». Alla fine, dunque, è arrivata la sospensione. «Sì. E siamo usciti». Lei che idea si è fatto? Poteva essere una svista della commissione? «No perché il giorno dopo, quando c'eravamo accorti dell'irregolarità, la commissione ha fatto finta di niente ma sapeva cos'era accaduto. Se fosse stata una leggerezza l'avrebbero detto». Scusi Paolo, ma chi decide le tracce? «I notai. Soltanto loro conoscono la materia tanto da poter preparare i test. Il presidente della commissione è un magistrato della Corte di Cassazione, poi ci sono altri magistrati e tre professori di diritto privato. Sono i sei notai che preparano i quesiti». Ma perché avrebbero dovuto taroccare le prove? «Non ne ho idea. Anch'io non ne capisco le ragioni ma di certo la commissione non si è comportata bene. Addirittura ci dicevano che nell'altro padiglione della Fiera i candidati stavano scrivendo, che non c'era nessun problema dall'altra parte». Invece... «Una vergogna. Non mi piace ma capisco che nei concorsi ci può essere il cosiddetto aiutino ma non in questo modo». Adesso riproverà a fare il concorso? «Bè in questo momento nemmeno ci penso ma sarà così. Ho studiato tanto per riuscirci. Provo tantissima amarezza. Ho sempre pensato che i notai avessero guadagnato sul campo la loro autorevolezza. Ora provo solo disgusto». A. D. M.