Dai pm di Montecarlo una montagna di dubbi
Avviso ai lettori: l'articolo che segue è basato esclusivamente su atti della Procura e non su indiscrezioni. È basato sulle 4 pagine, frutto di 900 pagine di documentazione raccolta nel corso dell'inchiesta e degli interrogatori dei testimoni, del provvedimento con il quale il procuratore capo Giovanni Ferrara e l'aggiunto Pierfilippo Laviani hanno chiesto al gip l'archiviazione per il presidente della Camera, Gianfranco Fini e per il senatore Francesco Pontone, ex tesoriere di An, indagati nell'ambito dell'inchiesta sulla vendita dell'appartamento di Montecarlo. Atti, non parole, che dimostrano come ancora i conti non tornino. 1) Giancarlo Tulliani è il proprietario dell'appartamento di Boulevard Princesse Charlotte? Scrivono i pm che «il contratto di locazione intervenuto tra il locatore Timara Ltd, priva della indicazione della persona fisica che la rappresentava, e il locatario Giancarlo Tulliani reca sotto le diciture "locatore" e "locatario" due firme che appaiono identiche, così come quelle apposte sulla clausola integrativa recante la data 24/2/2009, allegata al contratto in cui viene specificata la consistenza dell'immobile». Quindi non solo nella registrazione del contratto di affitto ma anche nel contratto d'affitto, firmato a Montecarlo il 30 gennaio 2009. Eppure quando, lo scorso 18 settembre, era venuta fuori la registrazione del contratto di affitto, la Procura aveva precisato che non si trattava del documento che attestava la locazione dell'appartamento al cognato di Fini, Giancarlo Tulliani, ma solo della registrazione dell'affitto. E aveva aggiunto che le firme sul contratto d'affitto erano «diverse». Perché? 2) Giancarlo Tulliani ha pagato le spese di ristrutturazione dell'appartamento di Boulevard princesse Charlotte? E se sì, perché lo ha fatto se ne era solo l'affittuario? Gli atti riferiscono che in data 3/11/2009 l'assemblea generale straordinaria del condominio di Palais Milton autorizzava nuovamente la Timara Ltd ad effettuare lavori di modifiche «a seguito di nuova licenza edilizia», il cui progetto era stato depositato. Ma anche che Tulliani «è risultato segnalato dall'intermediario Unicredit Banca di Roma Spa per aver, nel predetto periodo tra il 30/1/2009 e il 3/11/2009 , effettuato rimesse all'estero per Euro 25mila in data 23/2/2009, per 25mila in data 25/2/2009 e per Euro 20mila, in data 4/3/2009, accreditate sul proprio conto corrente presso l'istituto bancario Compagnia Monegasque de Banque, in Monaco». Secondo l'atto dei pm, dunque, nel breve volgere dei primi mesi del 2009, gli sono stati accreditati 70 mila Euro in tre diverse tranche. Nulla di sospetto, si spiega a piazzale Clodio. Il gip dovrà valutare se non è necessario approfondire. Oppure cercare una risposta a questa domanda: i soldi segnalati per Tulliani potrebbero esser serviti per la ristrutturazione dell'appartamento? 3) Il prezzo della vendita a Printemps della casa di Montecarlo era giusto? I magistrati scrivono nell'atto che il valore di mercato dell'immobile «sarebbe divenuto, nel 2008, di 819 mila euro prima dei lavori di restauro completo». Questa valutazione dicono gli inquirenti, è stata «effettuata in astratto, senza tener conto delle condizioni concrete del bene». La cifra in questione costituisce un valore triplicato rispetto a quello, 273 mila euro, indicato nell'atto di successione. Ma la sostanza non cambia: un appartamento è stato venduto a trecentomila euro quando dalla vendita se ne potevano ricavare almeno il triplo. 4) Chi, in An, ha stabilito la congruità del prezzo di vendita dell'appartamento di Montecarlo? Agli atti, tra l'altro, ci sono gli interrogatori dei testimoni, a partire da quello del 14 settembre del senatore Francesco Pontone, ex segretario amministrativo di An. «Io, fino al momento della stipula del contratto, non ho saputo chi fosse l'acquirente». Poi sulla quotazione di 300 mila euro al momento della cessione alla Printemps emerge una contraddizione. «L'onorevole Donato Lamorte - riferisce ancora Pontone il 14 settembre - mi disse che era stato richiesto dal presidente Fini di un parere sul valore dell'immobile, in quanto Lamorte era esperto in materia perché geometra e, in passato, immobiliarista». Ma il deputato, interrogato il giorno successivo, alla domanda: «Lei ha esperienza nella valutazione degli immobili?», dà una risposta diversa. «Certamente no». Lamorte e la Marino avevano visitato l'immobile a primi di novembre 2002 e l'avevano trovato fatiscente. Solo per questo, spiega il deputato, a richiesta di Fini «conclusi che l'offerta di 300 mila euro poteva pure andare». 5) Erano arrivate altre offerte di acquisto dell'immobile ereditato dalla contessa Colleoni e se sì, perché non sono state considerate? «In passato, tra il 2000 e il 2001 – spiega il senatore Pontone – da Montecarlo erano arrivate richieste di informazioni generiche» sulla disponibilità del partito a vendere l'immobile. «Nel corso delle telefonate - precisa - non furono mai indicate cifre concrete». Due giorni dopo, il 16 settembre, l'onorevole Antonino Caruso dà un'altra versione: «Ricordo che ricevetti una telefonata da una persona (il notaio Paul Louis Aureglia o lo studio Dotta Immobilier, che amministra il condominio; ndr) che mi rappresentò che era intenzionata ad acquistare l'appartamento o a fare da intermediario. Mi disse che l'offerta era attorno ai sei milioni di franchi francesi». Cioè 914 mila euro, il triplo del prezzo a cui la casa è stata ceduta nel 2008. «Il senatore Pontone - aggiunge Caruso - mi disse che in quel momento An non era intenzionata vendere». Chi dice il vero, Pontone o Caruso? 6) Secondo quanto riportato ieri dal Corriere della Sera, martedi 26 ottobre la Procura ha iscritto Gianfranco Fini nel registro degli indagati e, contemporaneamente, ha chiesto l'archiviazione dell'accusa appena contestata. Perché la posizione del presidente della Camera è stata vagliata così rapidamente? E perché finora era emerso che Fini era stato iscritto quando il Principato di Monaco aveva inviato i documenti della rogatoria-bis, il 13 ottobre?