Regione Lazio: poltrone per tutti

La proposta di legge per tagliare le Commissioni c'è già da qualche mese ma, a quanto pare, non sarà sposata dai consiglieri regionali. Almeno non ora. Piuttosto la Pisana darà il via libera all'istituzione di quattro nuove Commissioni speciali: Antimafia e lotta alla corruzione; Sicurezza e integrazione sociale, lotta alla criminalità; Sicurezza e prevenzione degli infortuni sui luoghi di lavoro e Roma Capitale e federalismo fiscale. Con le sedici permanenti, si arriverà a venti Commissioni. Un primato. La Lombardia, la Campania e la Sardegna ne hanno otto permanenti, il Veneto, la Toscana e la Puglia sette, il Piemonte, la Calabria, la Sicilia, l'Abruzzo, le Marche e l'Emilia Romagna sei, la Basilicata cinque, il Molise quattro, l'Umbria tre. Il Lazio, invece, non bada a spese. Oggi, salvo sorprese, ci sarà il primo via libera, quello della Commissione Affari Costituzionali e Statutari. Poi toccherà all'assemblea dire la parola decisiva ma maggioranza e opposizione sono già d'accordo. Come si fa a votare contro il federalismo fiscale o l'integrazione sociale? Pazienza se la proposta di legge presentata dopo l'inchiesta de Il Tempo di qualche mese fa dal consigliere del Pdl Pier Ernesto Irmici rimarrà in un cassetto. Del resto la politica conosce strade che la razionalità ignora. L'intesa tra i partiti prevede di assegnare due presidenze delle nuove Commissioni a esponenti della lista Polverini, una al Pdl e una all'opposizione, al Pd. È scomparsa, invece, la Commissione sui Giochi Olimpici del 2020, proposta il giorno prima di Ferragosto. Qualcuno deve aver pensato che era quanto meno prematuro mettere in piedi un organismo consiliare sull'evento sportivo. Ha retto qualche settimana e poi la proposta di istituire quella Commissione si è volatilizzata. Ma solo quella, sulle altre non si scherza. Anche se il capogruppo de La Destra, Francesco Storace, ha scritto una lettera al presidente della Commissione Affari Costituzionali e Statutari, Pietro Sbardella, auspicando una retromarcia. «Caro presidente, ti chiedo di conoscere l'iter e le motivazioni che hanno portato alla convocazione e conseguente ordine del giorno della seduta di domani, considerando che l'ufficio di presidenza della Commissione stessa non è stato ancora ricostituito. In particolare con l'obbligo di verificare se sia stata rispettata o meno la norma regolamentare che detta disposizioni sulle modalità di convocazione, anche alla luce della calendarizzazione delle proposte che incredibilmente propongono di aumentare il numero delle Commissioni. Auspicando la riformulazione dell'ordine del giorno, ti saluto caramente». Come dire: meglio rimandare tutto per evitare scelte azzardate. Ma ormai il treno è in corsa. Oggi si saprà se la missiva dell'ex presidente della Regione Lazio è riuscita nell'intento. Più Commissioni significa, ovviamente, più spese a carico dei cittadini. Il presidente di Commissione, infatti, porta a casa circa 1.400 euro netti al mese, ha diritto all'auto blu e può contare anche su una segreteria composta da quattro persone e un addetto stampa. I vicepresidenti, due per ogni Commissione, ottengono 700 euro al mese ciascuno. Soldi che si aggiungono agli 8 mila euro netti al mese di stipendio e ai 4.190 euro destinati al «rapporto tra eletti ed elettori». Cioè per organizzare cene e manifestazioni varie. Peraltro nelle 16 Commissioni permanenti ci sono materie che si ripetono e non si agevola il lavoro dei consiglieri che, spesso, si trovano impegnati in due o tre Commissioni diverse.   Dunque si lavora peggio, anche se si guadagna di più e si hanno più posti per soddisfare gli appetiti dei partiti e per trovare equilibri altrimenti difficili da raggiungere. Insomma, non c'è niente da fare. Non è un caso che nella proposta di legge di Irmici, che nei corridoi del Consiglio nessuno pensa veramente di approvare, si tenti di agevolare il lavoro dei rappresentanti e si prevedano dieci Commissioni: 1) Affari costituzionali e statutari; 2) Affari comunitari e internazionali; 3) Vigilanza sul pluralismo dell'informazione; 4) Urbanistica, assetto del territorio, viabilità, mobilità, lavori pubblici, politica della casa; 5) Bilancio, programmazione economico-finanziaria, partecipazione, demanio, patrimonio, risorse umane; 6) Affari istituzionali, enti locali, tutela dei consumatori e semplificazione amministrativa, sicurezza; 7) Cultura, spettacolo, sport, scuola, diritto allo studio, formazione professionale e università, ricerca e innovazione; 8) Sanità, lavoro, politiche giovanili, politiche sociali; 9) Agricoltura, foreste, ambiente, sviluppo sostenibile; 10) Piccola e media impresa, commercio, artigianato, sviluppo economico, turismo. Ma per ora niente tagli anche se la strada sembrava ben avviata con le riduzioni, stabilite dall'ufficio di presidenza del Consiglio: 11 auto blu cancellate, 25 dirigenti in meno e una decurtazione del 10 per cento degli stipendi dei direttori. Un risparmio per 4 milioni di euro. Eppure alcune spese potrebbero rientrare dalla finestra proprio a causa dell'aumento delle Commissioni. Sempre che la Pisana non decida di dare un calcio agli sprechi e, magari, di tagliare i privilegi di presidenti e vice di Commissioni o di limitare le nuove poltrone. La speranza, si sa, è sempre l'ultima a morire.