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L'Eni come la Fiat basta assenteismo

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Primadella vicenda di Pomigliano il fenomeno dell'assenteismo era associato quasi esclusivamente alla pubblica amministrazione. Poi è arrivato l'allarme dell'amministratore delegato della Fiat Sergio Marchionne sulle difficoltà che incontra il gruppo torinese in Italia a causa dell'alta percentuale di assenze e della conflittualità sindacale che incide pesantemente sulla produttività. Ne è seguito il rischio, ventilato dall'ad, di trasferire gran parte dell'attività produttiva all'estero dove le condizioni imprenditoriali sarebbero più favorevoli. Questa posizione ha scatenato la polemica con l'intervento anche del presidente della Camera Fini che ha criticato la posizione di Marchionne. Ieri è sceso in campo contro l'assenteismo il numero uno dell'Eni Paolo Scaroni. «Condivido molte delle cose che Marchionne ha detto in passato soprattutto quando parla dello scandaloso assenteismo che si registra in certe parti del Paese» ha affermato Scaroni sottolineando che il tema della manodopera per un'azienda automobilistica «è molto più importante che per noi». E ha aggiunto: «anche noi abbiamo intenzione di intervenire in modo importante su questo terreno» con gli strumenti che ci sono per combattere l'assenteismo. Poi ha indicato il tasso di assenteismo in alcuni impianti di raffinazione dell'Eni: «Abbiamo mediamente a Gela e a Taranto circa il 10%, a Sannazzaro, in provincia di Pavia, un po' meno del 5%; in Baviera o in Repubblica Ceca è il 2%». Quanto alle parole di Marchionne, Scaroni ha detto di escludere che la Fiat abbia intenzione di lasciare l'Italia. «Noi in Eni siamo molto legati all'italianità e facciamo dell'italianità un punto di forza nel mondo». Sull'assenteismo «malato» anche il presidente di Confindustria Emma Marcegaglia ha detto che «occorre trovare un soluzione» ribadendo che non si possono difendere «i finti malati».

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