Il bunga bunga dei notai

Cade l’ultimo baluardo del Paese. Altro che il Bunga Bunga di Berlusconi, ieri è stato sospeso il concorso dei notai. Sì, proprio i notai. Quelli che fanno legge con una firma, quelli che «garantiscono» per antonomasia. Quelli che, spesso, non bastano 10 mila euro per portarsi a casa un pezzo di carta. Ma stavolta niente da fare: il notaio non ha dato garanzie. Tutta colpa di una traccia d'esame già usata durante un'esercitazione e dunque conosciuta da alcuni candidati. Erano 3.300 alla Fiera di Roma per contendersi, alla terza e ultima prova, i 200 posti messi a concorso. La sospensione dell'esame è stata chiesta dagli stessi partecipanti, perché, hanno raccontato alcuni di loro, «la traccia "Mortis Causa", dettata per la prova, è risultata essere quasi totalmente copiata da un'esercitazione svoltasi circa tre settimane fa nella scuola del Consiglio Notarile di Roma. La stessa traccia era poi apparsa sul sito ufficiale dei praticanti notai (www.romoloromani.it)». Un sito sospeso subito dopo l'annullamento della prova. Le proteste sono durate otto ore, alla fine il presidente della Commissione ha sospeso l'esame. E pensare che le regole per diventare notai sono rigide. Bisogna superare un concorso pubblico nazionale organizzato dal ministero della Giustizia e gestito da una commissione nominata con decreto ministeriale. La commissione esaminatrice è guidata da un presidente di sezione della Corte di Cassazione e composta da sei magistrati, tre professori universitari e sei notai. Le prove sono tre scritte e una orale su otto materie. Ma anche le certezze sono destinate a crollare. E così i notai perdono la loro proverbiale autorità. Secondo la versione del Consiglio del Notariato la Commissione d'esame ha annullato la prova per motivi di ordine pubblico dopo le proteste e, addirittura, l'occupazione dell'aula da parte dei candidati. Al ministero della Giustizia si attende il verbale della seduta dove saranno indicati precisamente i motivi che hanno portato alla sospensione. Spetterà poi al dicastero di via Arenula valutare se sussistano le condizioni per l'annullamento dell'intero concorso.   Un vero pasticcio che non ha precedenti, l'ultima tegola che cade sul Paese mentre la politica ancora si azzuffa sulle feste del premier. Ovviamente lo sconcerto è stato generale, tanto che è dovuto intervenire anche il ministro della Giustizia Alfano. Il primo a parlare è stato il presidente del Consiglio nazionale del Notariato, Giancarlo Laurini: «Ho appreso con enorme sconcerto e vivissima preoccupazione le notizie riguardanti l'annullamento delle prove scritte del concorso pubblico nazionale, da sempre strumento altamente selettivo fondato sul merito». Mentre l'eurodeputato leghista Mario Borghezio se la prende, come al solito, con la Capitale: «Lo scandalo che sta emergendo circa l'anomalo svolgimento dell'attuale concorso per notai, fa emergere l'esistenza, nota a tutti, di un meccanismo torbido e consolidato nella selezione, oggi per i notai, ieri per i magistrati, dai contorni di una legalità di tipo pulcinellesco. A questo punto la pazienza dei nostri candidati è finita da tempo e si pone l'esigenza morale di dire "basta concorsi centralisti a Roma"». Il Partito democratico non perde tempo e presenta un'interrogazione ad Alfano: «È importante fare immediata chiarezza sulle ragioni che hanno portato all'annullamento del concorso per notai. Si tratta, in primo luogo, di una questione di rispetto nei confronti delle migliaia di ragazzi che hanno studiato anni e speso ingenti quantità di denaro per i corsi di preparazione». Ora il Pd vuole sapere dal ministro della Giustizia «le ragioni ed eventualmente le disfunzioni organizzative che hanno determinato, per la prima volta, l'annullamento di un concorso per notaio mentre era in corso» conclude il capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti. Alfano non si fa pregare: «Quanto accaduto è molto grave. Resto in attesa di conoscere il contenuto del verbale con il quale la commissione mi spiegherà esattamente cosa è avvenuto. Sarà mia cura accertare con puntualità i fatti al fine di prendere la decisione che mi compete». Soprattutto per fare luce sull'ultima follia che rischia di gettare un'ombra proprio su quelli che (ben pagati) devono certificare la regolarità e legalità di atti e documenti ufficiali.