Siamo giunti al misfatto notarile
Un altro muro è caduto. Ieri il concorso dei notai a Roma è andato a carte quarantotto. Il mito della legge perfetta s’è infranto sul muro del pianto di un’Italia che denigra i suoi governanti ma in realtà si comporta peggio: quando anche l’esame della supercasta finisce per essere una solenne fregatura, allora si capisce perché siamo alla frutta. Mentre tutti stanno con i binocoli spianati sul lettone da gioco del Cav, mentre nel dopocena ci si interroga con un sospiro sulla procace Ruby e le piroette di Silvio il Latin Lover, l’ultimo baluardo di legalità viene travolto dalla cronaca vera. C’è da chiedersi non solo dove andremo a finire, ma perché mai si dovrebbe perdere tempo a studiare sulle carte e cercare di essere onesti e normali. Se Silvio viene dipinto come un peccatore incallito, cosa dire di quel che è accaduto durante la prova d’esame per entrare nella supercasta? Va ricordato cosa disse il buon Gesù: «Chi è senza peccato scagli la prima pietra». E allora, signore e signori, ecco il «Bunga Bunga» dei notai. Fu il buon Giuseppe Prezzolini a dividere gli italiani nelle due categorie dei furbi e dei fessi. I fessi lavorano. I furbi incassano dal lavoro dei fessi. I furbi non pagano mai. I fessi pagano per i furbi. E via così in un costume nazionale che sembra non conoscere cambi di stagione. Ma questo elemento invariabile finora non ci ha aiutato a correggere i nostri errori, non ci ha condotto verso una seria analisi del carattere del Bel Paese, dei suoi deficit strutturali e del suo bisogno più che mai urgente di immettere una nuova classe dirigente, una fresca linfa vitale in un Palazzo che assomiglia sempre più all'accademia polverosa che descriveva quel genio incompreso e dimenticato di Giovanni Papini, uno scrittore scomodo, controcorrente e, proprio per questo, messo da parte nell'«archivio delle scope» di questa strana Repubblica. É troppo facile bombardare Berlusconi, il Cavaliere nero dal quale promanano tutti i mali possibili e immaginabili - dal patto scellerato Stato-mafia alla congiura contro i nanetti da giardino -, è troppo facile usare contro di lui la fuga costante di notizie e le veline delle procure, disarcionarlo, e poi pensare così di aver risolto tutti i problemi della Nazione. Abbattere un totem non significa aver cancellato un'intera religione che tra l'altro non si fonda affatto sul berlusconismo. Pensa che l'uscita del Cavaliere dalla scena politica sia la soluzione dei mali del nostro Paese, si sbaglia di grosso. Chi immagina un percorso virtuoso che si innesca automaticamente con la defenestrazione costi quel che costi del Cav, fa la figura di quello che fa il veggente ma non ha la palla di cristallo e spaccia per buone delle fregnacce colossali. Il caso italiano va ben al di là delle imprese amatorie di Berlusconi, del suo stile di vita, delle sue frequentazioni, delle sue feste iperboliche e del Bunga Bunga colletivo innescato dall'ultima inchiesta. Il nostro problema è quello di non essere mai stati finora una nazione con delle regole certe e un livello sufficiente di educazione civica, l'Italia è un posto dove si sventola la bandiera per la nazionale di calcio, poi al triplice fischio la si brucia in piazza perché non si vuole smaltire la «monnezza» come si fa in tutto il resto del mondo civilizzato. In questi anni abbiamo assistito a una lotta fratricida tra berlusconiani e antiberlusconiani e non ci siamo premurati di guardare dentro il nostro sistema educativo che fa acqua al punto di essere sull'orlo della tracimazione. Quando anche il concorso dei notai è un «pacco» colossale, allora potete star certi che scendendo giù per li rami il tasso di corruzione, imbroglio e arte d'arrangiarsi con espedeienti del tutto incompatibili con il codice penale è abissale. Sull'inchiesta del «Bunga Bunga» abbiamo la nostra rispettabile opinione (negativa) e sulle sortite del Cav abbiamo le nostre riserve e idee piuttosto chiare. Come interpretare il ruolo di presidente del Consiglio in un'era in cui i segreti sono difficili da difendere e addirittura sono online, a disposizione di tutti, dovrebbe essere la prima preoccupazione di un uomo di comunicazione come Berlusconi. Come invece diventare una nazione che applica la meritocrazia e non trucca i concorsi dei custodi delle norme e dei sacerdoti dei contratti che regolano le nostre vite, è cosa che invece riguarda tutti i cittadini. La politica vista dal buco della serratura può anche far cadere un governo e un leader, ma scoprire che c'è il «Bunga Bunga» dei notai può trascinare un'intera nazione alla rovina. Questo è il vero scandalo, il misfatto notarile.