Ultimo avviso al Pdl Fini prepara le truppe
L'Asi sarà per Fli quel che fu Publitalia per Forza Italia: la struttura di partenza
Almenocosì sbandierano i finiani, sebbene coi numeri finora non siano stati molto precisi e neppure chiari. Ma molti passaggi sono documentati. A Milano, la città di Berlusconi, Fli potrebbe lanciare anche Albertini, l'ex sindaco voluto dal Cavaliere. Ora il salto di qualità. Si punta a conquistare ambienti, a contattare associazioni, a corteggiare categorie. In fin dei conti è proprio quello il punto debole di Futuro e Libertà. Per ora non è un partito, è un movimento d'opinione organizzato, come ama dire lo stesso Fini. Ma molto virtuale. Finora si è appoggiato a Generazione Italia, anch'esso un movimento tutto su internet. Ora bisogna cercare uomini e donne, poggiare su persone vere, incamerare portatori di voti. Non a caso a Napoli un paio di settimane fa era stato invitato anche Alfredo Vito, tangentista reo confesso ma che ai tempi d'oro pure aveva i suoi centomila voti. Voti veri, croci su schede. Ora bisogna fare il salto di qualità, non puntare a casi episodici ma a strutture organizzate. D'altro canto anche Forza Italia, quando nacque, si appoggiò a un'organizzazione già esistente e ben ramificata sul territorio: Publitalia. Al momento la Publitalia di Fini potrebbe essere l'Asi. Sigla che sta per Associazione sportiva italiana: oltre 700mila iscritti, quasi 10mila società, 127 comitati territoriali, roccaforti in Lazio, Toscana, Veneto ma tirano pure Campania, Puglia, Lombardia, Piemonte. Il presidente è Claudio Barbaro, che ha aderito a Fli. Un tipo silenzioso e che lavora nell'ombra. Ma l'unico che nel mondo finiano abbia a disposizione un esercito non di terracotta e non di click sul mouse del computer. Lui alza ovviamente le barricate: «Il nostro è un movimento ampio, vasto. Che per il 70% lavora nello sport ma anche nel culturale, tempo libero, turismo sociale e ambiente. Ma l'Asi resta fuori dalla diatriba politica, puntiamo piuttosto a creare l'alternativa a quello che è per la sinistra il Forum del terzo settore, faremo il coordinamento italiano del no-profit». Poi Barbaro si lascia scappare sibillino: «Noi come fu Publitalia per Forza Italia? Ma noi non vendiamo pubblicità, abbiamo gente che fa sport, che lavora nel sociale e sono persone vere, in carne e ossa». Ecco, appunto. Il concetto è quello. È dare un corpo a Fli. Ed è ovvio che il primo passo sia appoggiarsi su uno scheletro già esistente. Certo, basta andare sul territorio che l'ambiguità resta. Premette Benigno D'Orazio, alla guida dell'Asi in Abruzzo: «L'associazione non fa attività politica». E la sua è la premessa che fanno tutti. Messo in chiaro questo concetto, dopo avverte: «Indubbiamente però Barbaro ha lavorato molto bene. Non ci siamo divisi tra chi va con Fli e chi resta nel Pdl. C'è molta libertà, ci sono tutti gli orientamenti. Non possiamo però non riconoscere che avere il nostro presidente deputato, politicamente in crescita, sia un beneficio per tutto il movimento». Un salto a Rovigo, dove vive Giacomo Labarbuta, responsabile del settore karate, uno di quelli con più tesserati: «Non avrebbe senso schierare il movimento. L'Asi non vive di omologazione, al contrario la combatte. Non siamo impegnati in politica, ognuno può avere le sue idee. Io lunedì sono andato a sentire Fini al teatro di Rovigo, sono iscirtto a Generazione Italia». Ancora più silenziosamente uno degli uomini più vicini a Fini, Giulio Buffo, consigliere del presidente per il volontariato, incontra associazioni. Due settimane fa le ha radunate al teatro Greco di Roma dove i politici (Urso, Bonfiglio, Di Biagio) sono andati per ascoltare persino un rappresentante della Compagnia delle Opere. In futuro si replica in un altro teatro, ancora a Roma perché a Roma di fatto nacque An e a Roma il Msi aveva il suo core business. Due giorni fa ha portato una delegazione dal presidente: «Da Fini ci vanno tutti. Dagli ambientalisti alle associazioni degli avvocati, da quelli che combattono l'usura alle associazioni antimafia. Ho rivisto anche esponenti ex Ppi che hanno chiesto di poterlo incontrare. Il discorso per tutti è chiaro: non più il discrime destra/sinistra ma per bene/per male. Non chiediamo adesione ma sono loro a spiegare che sono pronti a impegnarsi. Non direttamente, come atto di fedeltà come si faceva una volta. Ma sulle idee, sui progetti. Insomma, si può fare qualcosa senza aspettare per forza il declino del Paese».