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Casa a Montecarlo "La truffa non c'è"

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Non c'è stata nessuna truffa. Per la compravendita della casa di Montecarlo non sono stati commessi illeciti penali. E quindi il fascicolo deve finire negli archivi del palazzo di Giustizia di Roma. È questa la conclusione alla quale sono arrivati i magistrati che hanno indagato dallo scorso luglio sull'immobile ceduto dalla contessa romana Anna Maria Colleoni al partito Alleanza Nazionale. Gli inquirenti hanno infatti chiesto che venga archiviata l'inchiesta che per tutta l'estate ha colpito la famiglia del presidente della Camera Gianfranco Fini. Proprio l'ex numero uno di An appena un mese fa era stato iscritto sul registro degli indagati insieme all'ex tesoriere del partito, il senatore Franco Pontone, dopo una serie di interrogatori che, secondo i magistrati, non hanno fatto emergere alcuna ipotesi di reato nei loro confronti. Nel «modello 21» Fini e Pontone erano finiti poiché il primo avrebbe dato il via alla vendita dell'immobile a Montecarlo, in boulevard Princesse Charlotte, il secondo invece perché ha provveduto materialmente alla vendita dell'immobile. Prima di arrivare a questa decisione, i magistrati hanno cercato di capire se il valore della casa (venduta per 300 mila euro anche se l'ente per il monitoraggio di tutte le vendite immobiliari del Principato ha comunicato che il valore di mercato dell'immobile era triplicato al momento dell'alienazione) fosse congruo o meno, indagando anche sul ruolo del fratello di Elisabetta Tulliani, compagna del presidente della Camera. L'inchiesta era cominciata in seguito alla denuncia presentata il 30 luglio scorso da Roberto Buonasorte e da Marco Di Andrea, esponenti de La Destra nei confronti di ignoti, ma con riferimento alla locazione dell'immobile a Giancarlo Tulliani e l'ipotesi di truffa aggravata si riferiva alla vendita della casa a una società offshore. Ma il procuratore Giovanni Ferrara e il procuratore aggiunto Pierfilippo Laviani hanno chiuso però la strada a un'azione in sede civile.   Dopo aver riferito, sulla base di quanto comunicato dal Principato di Monaco, che «il valore di mercato dell'immobile era triplicato al momento dell'alienazione rispetto a quello dichiarato ai fini successori», i pm romani rilevano che «qualsivoglia doglianza sulla vendita a prezzo inferiore non compete al giudice penale ed è eventualmente azionabile nella competente sede civile». Una indicazione che comunque non fermerà l'azione di chi ha depositato l'esposto: «Presenteremo nelle forme e nei tempi previsti dal codice opposizione alla richiesta di archiviazione, perché riteniamo che i diritti della signora Colleoni siano stati lesi», ha dichiarato l'avvocato Marco Di Andrea. Ma adesso l'ultima parola sarà del gip.  

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