Cerca
Cerca
Edicola digitale
+

Tre scenari e un finale: il voto

Esplora:
default_image

  • a
  • a
  • a

Eveniamo così ai tre scenari. Le elezioni In caso di voto, il partito di Berlusconi continuerà ad essere quello che guida la corsa. Su questo ci sono pochi dubbi da parte dei sondaggisti. Può perdere qualche seggio, lasciare spazio alla Lega al Nord, soffrire un po' di più al Sud, ma il Pdl prenderebbe ancora tantissimi voti. Berlusconi sul terreno elettorale è sempre quello da battere e il voto continuerebbe a far di lui un protagonista della vita politica. Gli scandali Sul presidente del Consiglio è stato detto, fatto e scritto di tutto. Questo non ha prodotto alcuna oscillazione significativa nel gradimento del Cavaliere. Non sono le storie di letto e lenzuola o le furbate di qualcuno dei suoi collaboratori a mettere in crisi l'immagine di Berlusconi. L'elettorato di centrodestra ha una corazza temprata da sedici anni di guerra psicologica condotta prima dall'ex Pci, poi da una parte della magistratura militante e della stampa di sinistra. Il clima d'assedio ha rafforzato le convinzioni di questo blocco sociale nel votare Berlusconi. Ecco perché anche su questa via non sembra esserci trippa per gatti. Il colpo di mano Quello popolare ronza dentro le teste calde. Nel Paese ci sono forti tensioni, brutti episodi e di sicuro qualcuno sta pensando di usare la polvere da sparo, ma la presa della Bastiglia resta uno dei tanti sogni dei radical chic. È invece altamente possibile la manovra di Palazzo. Le mosse di Fini la mettono continuamente in luce. È un'opzione sulla scrivania di chi vuol far saltare il banco del Cavaliere. Quando Fini dice che un governo tecnico non è uno scandalo, quando afferma che la crisi sulla giustizia è possibile, quando fa il leader politico pur essendo la terza carica dello Stato e quando arriva di fatto a sostenere le tute blu della Fiom contro Marchionne, il capo di Futuro e Libertà mostra le sue reali intenzioni. E fa tutto questo da molto tempo, non avendo gran riguardo per il governo in cui siedono ministri che fanno parte del suo gruppo e dunque si suppone condividano le decisioni prese in consiglio dei ministri. Vedremo cosa ne penseranno gli elettori. Perché alla fine, anche dopo una crisi e un governo tecnico, dopo mille papocchi e tante esternazioni da statisti di carta, il Monopoli della politica torna a una casella dove tutti si giocano tutto. Prima o poi, si vota. E lo scettro tornerà nelle mani di chi ha i voti.

Dai blog