Fassino si sveglia e rottama il Pd
Il Pd? In tre anni di vita non ne ha imbroccata una. E quel nuovo partito tanto sognato in realtà non è mai nato. Parole e accuse non arrivano dal centrodestra e neppure da qualche transfugo Democratico migrato in altri partiti ma da Piero Fassino. Il quale, chiudendo la tre giorni di dibattito a Cortona della corrente Area Democratica, ha messo sotto processo in maniera durissima il partito e la classe dirigente. Ma l'ultimo segretario dei Ds – da tempo messo ai margini del Pd – ha anche demolito uno dei totem della sinistra, la difesa a oltranza dei dipendenti della pubblica amministrazione. Avventurandosi sulle posizioni del ministro Renato Brunetta. «A differenza degli altri, gli statali sono garantiti dal contratto – ha commentato dal palco – Ma è arrivato il momento di dire loro che debbono essere disponibili ad una ampia mobilità, altrimenti la modernizzazione degli uffici pubblici non potrà mai avvenire. La pubblica amministrazione ha una bassa produttività e alti costi. Ma sono certo che appena toccheremo questo problema avremo tutti contro, a cominciare dai sindacati». Altrettanto dirette, e dure, le parole sullo stato del partito Democratico. Per Fassino è un partito che va completamente rifondato, che ha necessità di dirigenti diversi da quelli attuali. «Qui c'è bisogno di un radicale cambio di passo, ci vuole un partito nuovo per darsi un'organizzazione e un modo di lavorare che ci porti tra la gente e che ci consenta di selezionare al meglio la nostra classe dirigente». Applaudito da tutta la platea e dallo stesso Dario Franceschini, l'ex ministro ha chiesto «innovazione nel modo di pensare e di organizzare il Pd. Questo è il terreno più deficitario dei primi tre anni di vita della nostra formazione politica. È spesso prevalsa la storia da cui veniamo su quella da costruire». Fassino martella, attacca a tutto campo: «Abbiamo evidenti difficoltà anche nell'organizzarci, nel fare politica e a farci percepire come uno strumento utile e credibile. Troppo spesso ci ripieghiamo nei nostri riti autoreferenziali e ci isoliamo». Poi l'affondo: «Si sono svolti 80 congressi provinciali. Non dico eresie se affermo che nessun cittadino che non sia iscritto al Pd non se ne è accorto e nessun congresso ha parlato con i cittadini. È arrivato il momento di costruire un rapporto con il territorio e con modalità politiche diverse». Gelido Fassino anche sulle attuali gerarchie interne: «Sono convinto che non abbiamo bisogno di un papa straniero, ma certo non è giusto che i cardinali debbano essere sempre gli stessi». Parole che si riallacciano a quelle pronunciate dal sindaco di Firenze Matteo Renzi, il «pierino» del Pd, che ha invitato gli elettori del centrosinistra a «rottamare» i vecchi dirigenti del partito Democratico. E proprio il giovane sindaco toscano si prepara a dare una «spallata» alla nomenklatura del Pd con la convention organizzata a Firenze dal 5 al 7 novembre dal titolo «Prossima fermata Italia».